MATER DEI FRIULI messa oggi ---AVVISO AI LETTORI DELLA PAGINA--- Noi siamo un sito religioso amatoriale, non lo facciamo di professione e non siamo dunque dei professionisti, inoltre assolutamente non pensiamo di sostiuirci o prevalere alla chiesa ufficiale... siamo appassionati che mettono semplicemente a conoscenza degli eventi religiosi ed utilizzano la loro passione per fare e dare le informazioni e celebrazioni dal Friuli V.G. senza esagerazioni o la ricerca del "sensazionalismo
mercoledì 14 maggio 2025
Santo del giorno
Severino (... – 8 gennaio 545) fu vescovo di Settempeda, oggi San Severino Marche, ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.Insieme al fratello Vittorino aveva dato via la sua grande ricchezza per i poveri ed entrambi erano diventati eremiti a Monte Nero, vicino a Septempeda, e nelle grotte vicino a Pioraco.
Il papa Vigilio li nominò vescovi di due distinte sedi: Severino divenne vescovo di quella che allora si chiamava Septempeda, in seguito chiamata San Severino Marche, mentre il fratello Vittorino divenne vescovo di Camerino.
Il corpo di san Severino si venera nella cripta a lui dedicata, nel Duomo vecchio della città di San Severino Marche.
La memoria liturgica, che un tempo cadeva l'8 giugno, oggi è riportata nel nuovo Martirologio romano al 15 maggio: ..
martedì 13 maggio 2025
Vangelo del giorno
Santi Felice e Fortunato Martiri di Aquileia
Festa: 14 maggio
Già in S. Cromazio, i due martiri sono ricordati come ‘ornamento’ della città di Aquileia per i loro glorioso martirio. Ai due santi era dedicata una basilica aquileiese, sorta fra il IV e V secolo, a sud della città antica, in un’area cimiteriale. In una composizione di Venanzio Fortunato (sec. VI) Felice è detto vicentino e Fortunato aquileiese. Sono ricordati anche dal Martirologio geronimiano.
Patronato: Vicenza, Chioggia
Martirologio Romano: Ad Aquileia, oggi in Friuli, santi Felice e Fortunato, che onorarono questa
Santo del giorno
Sole e Luna
Palmanova (UD)
il Sole sorge alle ore 05:33 e tramonta alle ore 20:32
la Luna sorge alle ore 22:58 e tramonta alle ore 06:02
⚪ 11-06-2025
⚫ 27-05-2025
Santi Felice e Fortunato Martiri di Aquileia
Festa: 14 maggio
Già in S. Cromazio, i due martiri sono ricordati come ‘ornamento’ della città di Aquileia per i loro glorioso martirio. Ai due santi era dedicata una basilica aquileiese, sorta fra il IV e V secolo, a sud della città antica, in un’area cimiteriale. In una composizione di Venanzio Fortunato (sec. VI) Felice è detto vicentino e Fortunato aquileiese. Sono ricordati anche dal Martirologio geronimiano.
Patronato: Vicenza, Chioggia
Martirologio Romano: Ad Aquileia, oggi in Friuli, santi Felice e Fortunato, che onorarono questa
lunedì 12 maggio 2025
Santo del giorno
Santo del giorno
Beata Maria Vergine di Fatima
13 maggio
Liturgia del giorno:
Era il 13 maggio 1917 quando tre pastorelli portoghesi, Lucia don Santos, Francesco e Giacinta Marto, mentre giocavano alla Cova da Iria, presso il villaggio di Fatima, videro una signora tutta vestita di bianco, più splendente del sole, dal volto indescrivibilmente bello e con le mani giunte, da una delle quali pendeva un Rosario. Ella disse ai fanciulli di tornare in quel luogo ogni 13 del mese, promettendo di portarli in cielo; inoltre chiese loro di offrirsi in riparazione delle offese fatte a Dio e per la conversione dei peccatori. I tre bambini accettarono. Nella terza apparizione, il 13 luglio, la Madonna li esortò a continuare a recitare il Rosario per ottenere la fine della guerra e affidò loro un segreto che constava di tre parti: la prima era la visione dell'inferno, la seconda si riferiva alla devozione al Cuore Immacolato di Maria, la terza riguardava la visione della donna inondata di sole che neutralizza le forze del male e la persecuzione della Chiesa da parte dei governi atei. "I buoni saranno martirizzati" disse la Vergine "il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un perido di pace". Il 13 ottobre, giorno dell'ultima apparizione, le circa sessantamila persone presenti videro il sole girare velocemente, come una gigantesca ruota di fuoco, e precipitare zigzagando sulla folla terrorizzata. Il tutto durò circa dieci minuti, poi il globo tornò al punto da cui era precipitato. Tale prodigio fu osservato da molti testimoni distanti fino a una quarantina di chilometri. Maria rinnovò l'invito alla penitenza e alla preghiera, raccomandando la devozione e consacrazione al suo Cuore Immacolato. Il 13 maggio 1981, il turco Alì Agca sparò a Giovanni Paolo II ma il proiettile fu deviato e il Papa, dieci anni dopo, si recherà a Fatima, facendo incastonare quel proiettile nella corona della Vergine. Francesco e Giacinta Marto, deceduti rispettivamente nel 1919 e nel 1920, sono stati beatificati il 13 maggio del 2000 e canonizzati il 13 maggio 2017.
Vangeli del giorno 13 maggio
Vangelo
Io e il Padre siamo una cosa sola.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,22-30
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Parola del Signore.
domenica 11 maggio 2025
Santo del giorno
SAN LEOPOLDO MANDIC’ francescano
Ultimo di dodici figli, nacque nel 1866 sulla costa dalmata da una famiglia nobile, ridotta in povertà per vicende politiche. A 18 anni entrò tra i Cappuccini. Sempre malaticcio e sofferente, visse con un ideale radicato nel cuore: spendersi totalmente per il ritorno del suo popolo croato e dei popoli slavi all’unità cattolica. Questo è stato per lui il sogno di una vita per il quale ha lottato, ha pianto, ha sofferto, ha “offerto”, ha supplicato. Il suo padre Provinciale un giorno ne chiarì i motivi: padre Leopoldo non avrebbe potuto predicare, aveva la parola ora lenta ora precipitosa, affaticata, quasi balbuziente; si presentava in un corpo piccolo, curvo, pallido, estremamente fragile, tormentato da non pochi malanni, quali dolore agli occhi, debolezza di stomaco, artrite deformante. Buone ragioni umane, che padre Leopoldo seppe accettare e integrare nel suo progetto: l’obbedienza gli aveva affidato di attendere alle confessioni? Allora «ogni anima che chiederà il mio ministero sarà il mio Oriente!». Così per 33 anni è rimasto chiuso nel suo confessionale, per circa 10-12 ore al giorno. Quante anime in 30 anni l’avvicinarono per scaricare i loro fardelli e trovare misericordia, e lui sempre disponibile, attento, affabile, infaticabile, senza interruzione e senza riposo. Lo rimproveravano, perché dicevano che fosse troppo di manica larga e lui rispondeva che Gesù, sulla croce, le maniche non le aveva affatto! Trovato in chiesa di notte, rispondeva che doveva fare la penitenza per i suoi penitenti. Pochi giorni prima di morire, lo incontrò il superiore lungo il corridoio che si trascinava per recarsi in confessionale. Invitato a tornare alla sua cella, rispose: «Padre, abbia pietà di me… C’è tanto bene da fare!». Morì nel 1942. In un’incursione aerea del Maggio 1944 le bombe colpirono il convento dei Cappuccini di Padova. Il confessionale di padre Leopoldo rimase intatto. Accanto alla tomba, in un reliquiario, è esposta la sua mano destra benedicente, memoria di quel perdono che ha irradiato per tutta la sua vita.
sabato 10 maggio 2025
Vangelo del giorno
Il Vangelo della domenica (IV domenica di Pasqua - 11 maggio 2025)
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,27-30
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
"Il Vangelo della Liturgia di oggi ci parla del legame che c’è tra il Signore e ciascuno di noi (cfr Gv 10,27-30). Per farlo, Gesù utilizza un’immagine tenera, un’immagine bella, quella del pastore che sta con le pecore. E la spiega con tre verbi: «Le mie pecore – dice Gesù – ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono» (v. 27). Tre verbi: ascoltare, conoscere, seguire. Vediamo questi tre verbi.
Anzitutto le pecore ascoltano la voce del pastore. L’iniziativa viene sempre dal Signore; tutto parte dalla sua grazia: è Lui che ci chiama alla comunione con Lui. Ma questa comunione nasce se noi ci apriamo all’ascolto; se rimaniamo sordi non ci può dare questa comunione. Aprirsi all’ascolto perché ascoltare significa disponibilità, significa docilità, significa tempo dedicato al dialogo. (…)
Ascoltare Gesù diventa così la via per scoprire che Egli ci conosce. Ecco il secondo verbo, che riguarda il buon pastore: Egli conosce le sue pecore. Ma ciò non significa solo che sa molte cose su di noi: conoscere in senso biblico vuol dire anche amare. Vuol dire che il Signore, mentre “ci legge dentro”, ci vuole bene, non ci condanna. Se lo ascoltiamo, scopriamo questo, che il Signore ci ama. La via per scoprire l’amore del Signore è ascoltarlo. (…)
Infine, il terzo verbo: le pecore che ascoltano e si scoprono conosciute seguono: ascoltano, si sentono conosciute dal Signore e seguono il Signore, che è il loro pastore. E chi segue Cristo, che cosa fa? Va dove va Lui, sulla stessa strada, nella stessa direzione, (…) si interessa di chi è lontano, prende a cuore la situazione di chi soffre, sa piangere con chi piange, tende la mano al prossimo, se lo carica sulle spalle. E io? Mi lascio solo amare da Gesù e dal lasciarci amare passo ad amarlo, all’imitarlo? La Vergine Santa ci aiuti ad ascoltare Cristo, a conoscerlo sempre di più e seguirlo sulla via del servizio. Ascoltare, conoscerlo e seguirlo.
(Papa Francesco, Regina Caeli, 8 maggio 2022)
Santo del giorno
SANT’IGNAZIO DA LACONI religioso
La sua vita inizia con una gravidanza difficile e una promessa di consacrazione a san Francesco. Ma ritardando il giorno del compimento della promessa, una cavalcata pazza su un cavallo imbizzarrito, risolve il problema: Vincenzo u santixeddu entra in convento con il nome di fra Ignazio da Làconi. Il noviziato delineò in lui la tipica fisionomia del fratello cappuccino: uomo semplice, umile, nel caso di Ignazio anche analfabeta, ma di grande preghiera e profonda fede, sorridente e sereno in ogni circostanza, obbediente, vicino alla gente in mezzo alla quale lasciava come una scia di Vangelo vivente. Camminava sempre a occhi bassi e corona in mano. La gente al suo passaggio si poneva in atteggiamento di rispetto. Non accettava più del necessario. Dove passava fiorivano fatti straordinari con una “normalità” disarmante. E insieme ai miracoli scaturiva la fede. Un certo Franchino, negoziante carico di soldi, si lamentò che fra’ Ignazio non andava a questuare in casa sua. Su richiamo del superiore, fra’ Ignazio andò e ricevette una cospicua offerta in danaro, che fece mettere nella bisaccia. Andando verso il convento dalla bisaccia cominciò a gocciolare sangue. Al superiore il frate spiegò che era sangue di poveri che il commerciante estorceva con l’usura. La lezione servì, e Franchino restituì ciò che doveva. Un’altra volta, chiese dell’olio a un benefattore e, non sapendo dove metterlo, lo fece versare nella bisaccia. L’olio arrivò al convento e non se ne perse una goccia. Il benefattore donò al convento l’intera botte (che si chiamò botte di fra Ignazio). E si potrebbe continuare all’infinito. Può sicuramente interessare il fatto che a testimoniare questi prodigi c’è, tra gli altri, un pastore protestante evangelico, presente in quel periodo in Sardegna, perché cappellano al seguito di un reggimento di fanteria tedesco, un certo Joseph Fuos, che documenta questi fatti e stila anche un elenco dei miracoli più significativi nel suo libro La Sardegna nel 1773-1776, Lipsia 1780. Come si vede, un testimone non di parte.
venerdì 9 maggio 2025
Vangelo del giorno Friuli Tv Mater Dei Cristian TV Friuli
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,60-69
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio»
Santo del giorno
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10 MAGGIO
SAN GIOBBE
«Visse nel paese di Hus» (Giobbe 1,1), che molti autori identificano con la regione posta tra l'Idumea e l'Arabia settentrionale. Tutto fa credere che non fosse ebreo, ma «retto, timorato di Dio» (1,1; 2,3). Era al colmo della ricchezza e della felicità quando improvvisamente fu colpito da una serie di disgrazie che lo privarono in breve tempo di ogni suo avere e perfino dei figli (1,13-19). Semplici le sue parole di rassegnazione davanti alla perdita delle cose e delle persone piú care: «Jahweh ha dato e JIahweh ha tolto: il nome di Jahweh sia benedetto» (1,21). Colpito da una malattia che lo riduce tutto una piaga, non perde la sua calma, neppure davanti allo scherno e alla derisione della moglie (2, 7-10). Cacciato di casa, è costretto a passare i suoi giorni in mezzo ad un letamaio. Qui lo trovano tre amici che, informati della sua disgrazia, sono accorsi a confortarlo. A questo punto il libro introduce un lunghissimo dialogo (3-41) che discute in forma alta mente poetica il problema dell'origine cioè del dolore nel mondo. La vita di Giobbe dopo la prova è compendiata dal libro sacro in pochissimi versetti (42, 11-17). Riebbe i suoi armenti, generò di nuovo sette figli e tre figlie, visse ancora altri 140 anni.
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Il Santo del giorno
🕯 ✨IL SANTO DEL GIORNO 🕯 ✨ BEATO BENEDETTO XI 7 Luglio Niccolò di Bocassio nacque probabilmente nel 1240 a Treviso da una famiglia assai ...

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