Sole e Luna
Palmanova (UD)
il Sole sorge alle ore 05:31 e tramonta alle ore 20:34
la Luna sorge alle ore 00:42 e tramonta alle ore 07:37
⚪ 11-06-2025
⚫ 27-05-2025
MATER DEI FRIULI messa oggi ---AVVISO AI LETTORI DELLA PAGINA--- Noi siamo un sito religioso amatoriale, non lo facciamo di professione e non siamo dunque dei professionisti, inoltre assolutamente non pensiamo di sostiuirci o prevalere alla chiesa ufficiale... siamo appassionati che mettono semplicemente a conoscenza degli eventi religiosi ed utilizzano la loro passione per fare e dare le informazioni e celebrazioni dal Friuli V.G. senza esagerazioni o la ricerca del "sensazionalismo
Sole e Luna
Palmanova (UD)
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⚪ 11-06-2025
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Un pastore al servizio del popolo
Non si conosce con esattezza l’anno di nascita di Ubaldo Baldassini, probabilmente, fu verso il 1085, a Gubbio. Era l’unico figlio maschio di Rovaldo Baldassini, e di Giuliana. Rimase orfano di padre da bambino e, poco dopo, perse anche la madre. Di lui si occupò suo zio Ubaldo. Ricevette l’ordinazione sacerdotale nel 1115, e tre anni dopo, divenne priore della Cattedrale di San Mariano.
Si impegnò nel riformare la vita canonicale, vista la decadenza morale, perché la vita comune era un’eccezione, e ne risentivano la pastorale e il culto divino.
Rifiutò il vescovado di Perugia, ma dovette accettare quello di Gubbio, nel 1129.
Svolse il suo ministero con umiltà e semplicità, e aiutò la popolazione di Gubbio, durante l’assedio di undici città. Riuscì anche a evitare la distruzione della città da parte dell’imperatore Federico Barbarossa che, nel 1155, incontrò personalmente. Si ammalò di una patologia che lo condusse alla morte. Celebrò la sua ultima Messa, nella solennità di Pasqua, e morì, il 16 maggio 1160. Il suo corpo riposa sul colle Ingino, nella chiesa a lui dedicata.
Narrarono la sua vita il canonico regolare Giordano, che fu suo successore sulla Cattedra di Gubbio, e Teobaldo, monaco di Fonte Avellana. Vennero riportati molti miracoli, che si verificarono per sua intercessione, nei giorni precedenti il suo funerale. Nella Bolla di canonizzazione, Celestino III, il 5 marzo 1192, scrisse: “Ubaldo fu pio e giusto mentre visse sulla terra, e dopo la sua morte per i miracoli che Dio si è degnato di operare per i suoi meriti, egli fu stimato santo dai popoli vicini e da quelli lontani”.
emissione: 14-05-2025 13:14 CEST
Al mattino cielo poco nuvoloso. Dal pomeriggio aumento della nuvolosità a partire dalla zona montana con probabili rovesci e temporali in estensione poi alla pianura e in serata anche alla costa. Di giorno su bassa e costa soffierà Scirocco debole o moderato mentre in serata vento da nord o Bora moderata, sostenuta a Trieste di notte.
🔵☀️🌙 Sole e Luna
Palmanova (UD)
il Sole sorge alle ore 05:32 e tramonta alle ore 20:33
la Luna sorge alle ore 23:55 e tramonta alle ore 06:44
⚪ 11-06-2025
⚫ 27-05-2025
🦅Muss e musse prest s'intindin.[41]
🇮🇹Asino e asina presto (subito) s'intendono.
Santi Felice e Fortunato Martiri di Aquileia
Festa: 14 maggio
Già in S. Cromazio, i due martiri sono ricordati come ‘ornamento’ della città di Aquileia per i loro glorioso martirio. Ai due santi era dedicata una basilica aquileiese, sorta fra il IV e V secolo, a sud della città antica, in un’area cimiteriale. In una composizione di Venanzio Fortunato (sec. VI) Felice è detto vicentino e Fortunato aquileiese. Sono ricordati anche dal Martirologio geronimiano.
Patronato: Vicenza, Chioggia
Martirologio Romano: Ad Aquileia, oggi in Friuli, santi Felice e Fortunato, che onorarono questa
Palmanova (UD)
il Sole sorge alle ore 05:33 e tramonta alle ore 20:32
la Luna sorge alle ore 22:58 e tramonta alle ore 06:02
⚪ 11-06-2025
⚫ 27-05-2025
Santi Felice e Fortunato Martiri di Aquileia
Festa: 14 maggio
Già in S. Cromazio, i due martiri sono ricordati come ‘ornamento’ della città di Aquileia per i loro glorioso martirio. Ai due santi era dedicata una basilica aquileiese, sorta fra il IV e V secolo, a sud della città antica, in un’area cimiteriale. In una composizione di Venanzio Fortunato (sec. VI) Felice è detto vicentino e Fortunato aquileiese. Sono ricordati anche dal Martirologio geronimiano.
Patronato: Vicenza, Chioggia
Martirologio Romano: Ad Aquileia, oggi in Friuli, santi Felice e Fortunato, che onorarono questa
Beata Maria Vergine di Fatima
13 maggio
Liturgia del giorno:
Era il 13 maggio 1917 quando tre pastorelli portoghesi, Lucia don Santos, Francesco e Giacinta Marto, mentre giocavano alla Cova da Iria, presso il villaggio di Fatima, videro una signora tutta vestita di bianco, più splendente del sole, dal volto indescrivibilmente bello e con le mani giunte, da una delle quali pendeva un Rosario. Ella disse ai fanciulli di tornare in quel luogo ogni 13 del mese, promettendo di portarli in cielo; inoltre chiese loro di offrirsi in riparazione delle offese fatte a Dio e per la conversione dei peccatori. I tre bambini accettarono. Nella terza apparizione, il 13 luglio, la Madonna li esortò a continuare a recitare il Rosario per ottenere la fine della guerra e affidò loro un segreto che constava di tre parti: la prima era la visione dell'inferno, la seconda si riferiva alla devozione al Cuore Immacolato di Maria, la terza riguardava la visione della donna inondata di sole che neutralizza le forze del male e la persecuzione della Chiesa da parte dei governi atei. "I buoni saranno martirizzati" disse la Vergine "il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un perido di pace". Il 13 ottobre, giorno dell'ultima apparizione, le circa sessantamila persone presenti videro il sole girare velocemente, come una gigantesca ruota di fuoco, e precipitare zigzagando sulla folla terrorizzata. Il tutto durò circa dieci minuti, poi il globo tornò al punto da cui era precipitato. Tale prodigio fu osservato da molti testimoni distanti fino a una quarantina di chilometri. Maria rinnovò l'invito alla penitenza e alla preghiera, raccomandando la devozione e consacrazione al suo Cuore Immacolato. Il 13 maggio 1981, il turco Alì Agca sparò a Giovanni Paolo II ma il proiettile fu deviato e il Papa, dieci anni dopo, si recherà a Fatima, facendo incastonare quel proiettile nella corona della Vergine. Francesco e Giacinta Marto, deceduti rispettivamente nel 1919 e nel 1920, sono stati beatificati il 13 maggio del 2000 e canonizzati il 13 maggio 2017.
Io e il Padre siamo una cosa sola.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,22-30
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Parola del Signore.
Ultimo di dodici figli, nacque nel 1866 sulla costa dalmata da una famiglia nobile, ridotta in povertà per vicende politiche. A 18 anni entrò tra i Cappuccini. Sempre malaticcio e sofferente, visse con un ideale radicato nel cuore: spendersi totalmente per il ritorno del suo popolo croato e dei popoli slavi all’unità cattolica. Questo è stato per lui il sogno di una vita per il quale ha lottato, ha pianto, ha sofferto, ha “offerto”, ha supplicato. Il suo padre Provinciale un giorno ne chiarì i motivi: padre Leopoldo non avrebbe potuto predicare, aveva la parola ora lenta ora precipitosa, affaticata, quasi balbuziente; si presentava in un corpo piccolo, curvo, pallido, estremamente fragile, tormentato da non pochi malanni, quali dolore agli occhi, debolezza di stomaco, artrite deformante. Buone ragioni umane, che padre Leopoldo seppe accettare e integrare nel suo progetto: l’obbedienza gli aveva affidato di attendere alle confessioni? Allora «ogni anima che chiederà il mio ministero sarà il mio Oriente!». Così per 33 anni è rimasto chiuso nel suo confessionale, per circa 10-12 ore al giorno. Quante anime in 30 anni l’avvicinarono per scaricare i loro fardelli e trovare misericordia, e lui sempre disponibile, attento, affabile, infaticabile, senza interruzione e senza riposo. Lo rimproveravano, perché dicevano che fosse troppo di manica larga e lui rispondeva che Gesù, sulla croce, le maniche non le aveva affatto! Trovato in chiesa di notte, rispondeva che doveva fare la penitenza per i suoi penitenti. Pochi giorni prima di morire, lo incontrò il superiore lungo il corridoio che si trascinava per recarsi in confessionale. Invitato a tornare alla sua cella, rispose: «Padre, abbia pietà di me… C’è tanto bene da fare!». Morì nel 1942. In un’incursione aerea del Maggio 1944 le bombe colpirono il convento dei Cappuccini di Padova. Il confessionale di padre Leopoldo rimase intatto. Accanto alla tomba, in un reliquiario, è esposta la sua mano destra benedicente, memoria di quel perdono che ha irradiato per tutta la sua vita.
Il Vangelo della domenica (IV domenica di Pasqua - 11 maggio 2025)
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,27-30
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
"Il Vangelo della Liturgia di oggi ci parla del legame che c’è tra il Signore e ciascuno di noi (cfr Gv 10,27-30). Per farlo, Gesù utilizza un’immagine tenera, un’immagine bella, quella del pastore che sta con le pecore. E la spiega con tre verbi: «Le mie pecore – dice Gesù – ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono» (v. 27). Tre verbi: ascoltare, conoscere, seguire. Vediamo questi tre verbi.
Anzitutto le pecore ascoltano la voce del pastore. L’iniziativa viene sempre dal Signore; tutto parte dalla sua grazia: è Lui che ci chiama alla comunione con Lui. Ma questa comunione nasce se noi ci apriamo all’ascolto; se rimaniamo sordi non ci può dare questa comunione. Aprirsi all’ascolto perché ascoltare significa disponibilità, significa docilità, significa tempo dedicato al dialogo. (…)
Ascoltare Gesù diventa così la via per scoprire che Egli ci conosce. Ecco il secondo verbo, che riguarda il buon pastore: Egli conosce le sue pecore. Ma ciò non significa solo che sa molte cose su di noi: conoscere in senso biblico vuol dire anche amare. Vuol dire che il Signore, mentre “ci legge dentro”, ci vuole bene, non ci condanna. Se lo ascoltiamo, scopriamo questo, che il Signore ci ama. La via per scoprire l’amore del Signore è ascoltarlo. (…)
Infine, il terzo verbo: le pecore che ascoltano e si scoprono conosciute seguono: ascoltano, si sentono conosciute dal Signore e seguono il Signore, che è il loro pastore. E chi segue Cristo, che cosa fa? Va dove va Lui, sulla stessa strada, nella stessa direzione, (…) si interessa di chi è lontano, prende a cuore la situazione di chi soffre, sa piangere con chi piange, tende la mano al prossimo, se lo carica sulle spalle. E io? Mi lascio solo amare da Gesù e dal lasciarci amare passo ad amarlo, all’imitarlo? La Vergine Santa ci aiuti ad ascoltare Cristo, a conoscerlo sempre di più e seguirlo sulla via del servizio. Ascoltare, conoscerlo e seguirlo.
(Papa Francesco, Regina Caeli, 8 maggio 2022)
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