sabato 20 settembre 2025

Santi e Beati del giorno


 

🕯 ✨IL SANTO DEL GIORNO 🕯 ✨

SANTI MARTIRI COREANI

20 Settembre


Ha il sapore degli Atti degli apostoli il racconto della fondazione della comunità cristiana in Corea e del martirio dei suoi primi membri tra la fine del Settecento e l'Ottocento.


La vicenda ebbe inizio nel 1782, quando alcuni letterati incaricarono il giovane Ni-Tek-tso, che si doveva recare in Cina, di assumere maggiori informazioni sulla religione cattolica, della cui esistenza avevano letto in alcuni libri. Due anni dopo Ni ritornò battezzato con il nome di Pietro e a sua volta amministrò il sacramento ai letterati.


Con il fervore degli inizi essi svilupparono un forte movimento di proselitismo. Al suo arrivo nel 1794 il sacerdote cinese Giacomo Zhu trovò nel Paese circa 4000 cristiani. Questo numero andò crescendo nel corso dell'Ottocento, nonostante tre gravi persecuzioni durante le quali furono messi a morte più di diecimila cristiani.


Tra di loro Andrea Kim, il primo sacerdote coreano. Di nobile famiglia, era stato inviato a studiare a Macao. Ritornò nove anni dopo, subito dopo l'ordinazione, e aiutò il vicario apostolico monsignor Ferréol e il missionario Nicola Daveluy a entrare clandestinamente nel Paese. Arrestato, venne trasferito a Seul e giustiziato dopo che risultarono vani tutti i tentativi per farlo abiurare. Insieme con lui venne ucciso anche il padre, Giuseppe.


Quando il figlio venne arrestato, si presentò alle autorità dichiarandosi cristiano. Venne battezzato dal figlio in carcere prima di ricevere insieme con lui la corona del martirio. Andrea Kim e suo padre Giuseppe con altri 101 martiri vennero proclamati santi da Giovanni Paolo Il nel 1984 in occasione del secondo centenario della fondazione della Chiesa Cattolica in Corea. Altri 124 furono beatificati da papa Francesco il 16 agosto 2014


PRATICA: Meditiamo sulla sofferenza dei Santi martiri coreani, per riscoprire la profondità dell'amore senza limiti di chi dona tutto se stesso, uniformandosi alla passione di Cristo.


PREGHIERA: Signore, mandaci i Tuoi doni, affinché anche la nostra vita sia pura e senza compromessi, per poter testimoniare il nostro amore per Te e lottare, insieme con i nostri fratelli di tutte le religioni e di tutte le razze, per l' unità, la libertà, la pace su questa nostra Terra, imbevuta del sangue di tanti Tuoi santi martiri e godere in cielo la luce della Tua gloria.


MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria dei santi Andrea Kim Taegon, sacerdote, Paolo Chong Hasang e compagni, martiri in Corea. In questo giorno in un'unica celebrazione si venerano anche tutti i centotre martiri, che testimoniarono coraggiosamente la fede cristiana, introdotta la prima volta con fervore in questo regno da alcuni laici e poi alimentata e consolidata dalla predicazione dei missionari e dalla celebrazione dei sacramenti. Tutti questi atleti di Cristo, di cui tre vescovi, otto sacerdoti e tutti gli altri laici, tra i quali alcuni coniugati altri no, vecchi, giovani e fanciulli, sottoposti al supplizio, consacrarono con il loro prezioso sangue gli inizi della Chiesa in Corea.



VANGELO del giorno


 

🔔IL VANGELO DI OGGI📖


Dal Vangelo secondo LUCA 

8,4-15.


In quel tempo, poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola:

«Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono.

Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità.

Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono.

Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per intendere, intenda!».

I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola.

Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perchè vedendo non vedano e udendo non intendano.

Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio.

I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati.

Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno.

Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione.

Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza».



giovedì 18 settembre 2025

Santi e Beati 19/09

 



🕯 ✨IL SANTO DEL GIORNO 🕯 ✨
SAN GENNARO
19 Settembre

S. Gennaro nacque nella seconda metà del secolo III molto probabilmente a Benevento anche se alcune fonti dicono che sia venuto alla luce a Napoli. Di famiglia nobile e molto cristiano, predilesse fin dalla sua giovinezza la vita ecclesiastica. A trent'anni era sacerdote e vescovo di Benevento, quando scoppiò la persecuzione di Diocleziano. Grande era la sua amicizia col diacono Sosio, che consultava sovente circa gli affari della diocesi, trovando in lui molto sapere e conforto spirituale.

Un giorno, mentre Sosio leggeva il Vangelo nella chiesa, il Vescovo vide scintillare sopra il suo capo una fiamma che conobbe essere preannunzio del martirio. Pieno di giubilo per tanta grazia, baciò il capo di colui che doveva patire per amore di Gesù Cristo e ne rese grazie al Signore, rimanendo in attesa che si compisse la volontà di Dio. Difatti. poco dopo, per ordine del giudice Draconzio, il santo diacono fu chiuso in prigione. Ciò saputo Gennaro andò a visitarlo, ed entrato nel carcere: «Perché, esclamò, quest'uomo di Dio è tenuto prigioniero senza alcun motivo?». Riferite queste parole a Timoteo, prefetto della Campania, questi fece arrestare anche Gennaro.

Il nostro Santo, gettato in una fornace ardente, ne uscì illeso. Pertanto, il prefetto preso da sdegno ordinò di stirare il corpo del Martire, fino a rompergli le articolazioni. Frattanto un altro diacono, Sisto, ed il lettore Desiderio, presi e incatenati furono trascinati, insieme col Vescovo, davanti al carro del prefetto, fino a Pozzuoli e gettati nella medesima prigione ove erano detenuti Sosio e Proculo ed i cristiani Eutiche e Ponzio già condannati alle belve.

Il giorno dopo furono tutti esposti alle fiere nell'anfiteatro; ma queste, dimentiche della loro naturale ferocia, si accovacciarono ai piedi di Gennaro. Intanto il prefetto, attribuendo ciò a incantesimi, pronunciò contro i martiri di Cristo la sentenza capitale, e divenuto cieco sull'istante, non ricuperò la vista che per le preghiere del Santo. A questo miracolo quasi cinquemila uomini abbracciarono la fede di Cristo. Tuttavia, l'ingrato giudice non convertito dal beneficio, anzi sdegnato per la moltitudine delle conversioni e fanatico osservatore dei decreti imperiali, ordinò che il santo Vescovo coi compagni fossero uccisi di spada il 19 settembre.

I Napoletani, dietro avviso celeste, accorsero a raccogliere in ampolle parte del sangue del martire San Gennaro e trasportarono il corpo prima a Benevento, poi a Montevergine e infine nella cattedrale di Napoli, ove fu eletto a patrono principale della città. Napoli attribuì alla sua protezione la grazia di essere stata liberata da molteplici e violenti eruzioni del Vesuvio, e dalle armi di molti nemici che avevano giurato la sua rovina.

Nella cappella del Tesoro della cattedrale si conserva il capo e due ampolle di sangue del santo Vescovo: quivi da sedici secoli si ripete il miracolo detto di S. Gennaro. Tale portento venne studiato da dotti di ogni secolo e d'ogni fede e tutti furono d'accordo nell'attribuirlo ad un intervento soprannaturale. Infatti, allorché nella ricorrenza del suo martirio e della sua consacrazione episcopale si pone il capo del Santo martire, racchiuso in una preziosa custodia, alla presenza del suo sangue raggrumato e contenuto in due ampolle di cristallo, senza l'intervento di alcun agente esterno, la massa del sangue del martire passa dallo stato solido allo stato liquido e lo si vede bollire.

PRATICA: Facciamo oggi un piccolo sacrificio per la nostra fede.

PREGHIERA. O Dio, che ci rallegri coll'annua solennità dei tuoi santi martiri Gennaro e compagni, concedi che come siamo rallegrati dai loro meriti, così siamo infiammati dai loro esempi.

MARTIROLOGIO ROMANO. San Gennaro, vescovo di Benevento e martire, che in tempo di persecuzione contro la fede, a Pozzuoli vicino a Napoli subì il martirio per Cristo.



19/09 vangelo del giorno


 🔔IL VANGELO DI OGGI📖


Dal Vangelo secondo LUCA

8,1-3.


In quel tempo, Gesù se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio.

C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni,

Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.



22 settembre 🔴 Autunno🔴 ARRIVA PA TEMPESTA EQUINOZIALE


 

𝐓𝐄𝐌𝐏𝐄𝐒𝐓𝐀 𝐄𝐐𝐔𝐈𝐍𝐎𝐙𝐈𝐀𝐋𝐄

𝐃𝐚𝐥 𝟐𝟐 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 

𝐀𝐥𝐝𝐨 𝐌𝐞𝐬𝐜𝐡𝐢𝐚𝐫𝐢 ..che ringrazio 


Solo un breve accenno per indicare la possibilità che dal 22 settembre una profonda saccatura nordatlantica possa fare irruzione nel Mediterraneo centro-occidentale.


Vi lascio due carte ECMWF ENS, che fotografano bene lo scenario barico previsto per la prossima settimana.


Dall'onda di calore subtropicale si passerebbe alla saccatura nordatlantica, collegata a un netto calo termico e a condizioni meteo molto instabili e perturbate.


Nei prossimi aggiornamenti scenderemo nei particolari. 


Un abbraccio

mercoledì 17 settembre 2025

Io Santo del giorno


 

Buongiorno e buon giovedì. Oggi la Chiesa ricorda Santa Sofia.


Ricordata nel Menologio greco insieme a Santa Irene, della sua vita si conosce poco, se non che fu martirizzata a Cipro. Incerta anche l’epoca in cui è vissuta: secondo alcune tradizioni, Santa Sofia visse in epoca bizantina, mentre altri testi la annoverano tra i primi cristiani.


Per approfondire:


Vangelo di oggi 18 /09


 Giovedì 18 settembre; la Chiesa commemora San Giuseppe da Copertino noto come il Santo dei Voli,  il Santo della gioia, maestro di preghiera, innamorato del Vangelo e dell'Eucaristia, una delle personalità più interessanti della mistica cristiana. Oltre ad essere il santo protettore degli studenti, è patrono dell’aviazione cattolica anglosassone e dei paracadutisti cattolici della NATO. Ad Osimo, dove egli morì nel 1663, vi è la Basilica a lui dedicata, in antecedenza Chiesa di San Francesco.

Il #VangelodelGiorno secondo Luca 7, 36 - 50


In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.

Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».

Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».

E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».

Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Parola del Signore

🔵19/09✝️La Coroncina Divina Misericordia🕒 h 15:00.qui ogni giorno da Monte Sant'Angelo 🆕


🔴✝️CLICCA QUI PER GUARDARE🔵🕒






 🔴✝️🕒💥Testo 


CORONCINA ALLA DIVINA MISERICORDIA
(da recitare sulla comune corona del Santo Rosario)

All’inizio

Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi gli rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

Io Credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

Sui grani grandi (1 volta) 

 Eterno Padre, Ti offro il Corpo e il Sangue, l’anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.

Sui grani piccoli (10 volte) 

Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.

Al termine (3 volte) 

Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale abbi pietà di noi e del mondo intero.

——————

Imprimatur: Kazimierz Nycz, vescovo ausiliare
Cracovia, 21 luglio 1998

🔴✝️🆕Festa Nazionale solenne ripristinata . San Francesco 🇮🇹🙏


 San Francesco festa nazionale, la Camera vota il disegno di legge. Il ddl ripristina la festa nazionale come era fino al 1977 #ANSA 

martedì 16 settembre 2025

Io Santo del giorno 17 setttembre


 🕯 ✨IL SANTO DEL GIORNO 🕯 ✨

SANT’ILDEGARDA DI BINGEN

17 Settembre


Ildegarda di Bingen sarebbe stata famosa in qualunque secolo, ma nel suo, i risultati e la sua influenza, particolarmente come donna, furono straordinari. Nacque a Bermersheim, sul Nahe, vicino ad Alzey, nell'estate del 1098, ma a parte il fatto che il padre, Ildeberto di Bermersheim, era un nobile e forse al servizio del vescovo di Speyer, non si sa molto del suo ambiente famigliare.


All'età di soli otto anni, fu mandata a compiere gli studi presso un'eremita, la B. Jutta (22 dic.) che viveva a Disibodenbcrg in una dimora (forse una casupola) annessa alla chiesa dell'abbazia fondata da S. Disibodo (8 set.). Ildegarda era una bambina delicata, ma la sua istruzione, che sembra aver incluso imparare a leggere e a cantare in latino e acquisire la capacità di svolgere i lavori domestici comunemente richiesti alle donne di tutte le classi, a quel tempo, continuò ininterrottamente.

Durante gli anni, altre ragazze giovani giungevano per unirsi a lei, perciò jutta, accorgendosi che si trattava, in effetti, di una congregazione religiosa, diede loro da seguire la Regola di S. Benedetto (11 lug.) e assunse il titolo di badessa. Ildegarda ricevette l'abito monacale all'età di quindici anni, e per i successivi diciassette anni circa la sua vita fu abbastanza priva d'eventi.

La sua vita interiore, tuttavia, era tutt'altro che ordinaria. Dall'età di tre anni fece esperienza di visioni o rivelazioni che, nelle prime fasi le causarono dolore e imbarazzo.

«Quando ero completamente assorta in ciò che vedevo,» affermò «dicevo molte cose che sembravano strane a chi mi ascoltava, che mi facevano arrossire e piangere, e abbastanza spesso mi sarei uccisa se fosse stato possibile. Ero troppo spaventata per dire a qualcuno cosa avevo visto, eccetto la nobildonna cui sono stata affidata [Jutta], che ne riferì una parte a un monaco che conosceva».

Le rivelazioni continuarono fino in età adulta, e per tutto il tempo fece esperienza di una spiacevole combinazione di malattie croniche (mal di testa e altri disturbi fisici, accompagnati da un'aridità spirituale) e di una grande creatività che cercava uno sbocco. Alla morte di Jutta nel 1136, Ildegarda divenne badessa al suo posto, ma le rivelazioni e visioni le causavano ancora preoccupazione: pensava di doverle mettere per iscritto, ma temeva che gli altri l'avrebbero derisa, e che in ogni caso il suo latino sarebbe stato inadeguato. Infine, decise di parlarne al suo confessore, un monaco di nome Goffredo, e gli chiese di parlarne al suo abate, Conone.

Pensando alla questione, Conone chiese a Ildegarda di scrivere almeno una parte delle cose che credeva Dio le avesse rivelato. Ildegarda obbedì, scrivendo dell'amore di Cristo, del regno di Dio, degli angeli, dell'inferno e del diavolo, materiale che venne poi sottoposto all'arcivescovo di Magonza.

All'età di quarantadue anni e sette mesi (è precisa a questo riguardo) si sentì all'improvviso svincolata, la sua salute restò incerta ma non ebbe più mal di testa, la sua energia creativa fu liberata, la pesantezza se ne andò e Ildegarda divenne, come affermò, «una piuma sospinta dal respiro di Dio».

L'arcivescovo e i suoi teologi conclusero che le visioni «provenivano da Dio». Rispondendo alla sua richiesta, Conone mise a disposizione di Ildegarda un amanuense, un giovane monaco chiamato Vulmaro, e nei successivi dieci anni, con il suo aiuto e quello di altri, quando quest'ultimo non era disponibile, scrisse la sua opera principale, Scivias (abbreviazione di sci vias Domini, "conosco le vie del Signore").

Nei tre volumi Ildegarda fa riferimento alle ventisei visioni distinte concernenti la relazione tra Dio e gli esseri umani attraverso la creazione, la redenzione, e nella Chiesa, oltre a contenere una cura quantità di profezie apocalittiche, oltre a moniti e dichiarazioni simboliche che non sono sempre facili da comprendere (la qualità sibillina di alcune delle sue affermazioni le valsero il titolo di Si bill a del Reno"). Alcuni dei suoi insegnamenti, inoltre, tendono al panteismo, una forma che potrebbe essere definita come "panenteismo", tuttavia il suo simbolismo ha una notevole consistenza, che s'incentra sul potere vivificante di Dio. Ildegarda fa costante riferimento alla viriditas o potere rinverdente di Dio, al «lussureggiante rinnovamento» portato da Cristo agli individui e alle istituzioni avvizzite, e allo Spirito Santo come potere rinnovatore attivo.

Nonostante sostenesse che la sua comprensione della Scrittura era puramente intuitiva, direttamente rivelata da Dio come tutto il resto che affermava, è difficile prenderla alla lettera. Non cita mai le sue fonti, ma esistono e sono estese: la Scrittura, naturalmente, e autori cristiani dal Pastore di Hermas a S. Girolamo (30 set.) e S. Agostino (28 ago.), a S. Gregorio Magno (3 set.), Beda (25 mag.) e altri, forse appresi attraverso commentari o compendi.

È anche possibile che, essendo così convinta della verità e dell'urgenza del suo messaggio, trovasse conveniente affermare di essere stata ispirata da Dio per superare le inchieste, lente e caute, delle autorità, ma giacché la sua epoca apprezzava la stabilità, sembra non abbia osato citare gli autori tradizionali su cui si basava la maggior parte degli scrittori di teologia e dei pensatori spirituali, per proteggersi da queste indagini.

Inoltre, è degna di nota per la sua noncuranza dei temi devozionali ortodossi standard, come la redenzione individuale dalla colpa del peccato, quanto per le questioni che tratta.

Dronke ha seriamente suggerito che, sebbene abbia attaccato l'eresia, in realtà «non la fece franca» con ciò che equivale a una forma primitiva di manicheismo. Nel 1147, l'arcivescovo di Magonza sottopose l'opera d'ildegarda a papa Eugenio III (8 lug.), allora in visita a Treviri, il quale, con un approccio prevedibilmente cauto, nominò una commissione per esaminare Ildegarda e i suoi scritti; solo quando ricevette un rapporto favorevole, li lesse e discusse con alcuni consiglieri stretti, tra cuí S. Bernardo di Clairvaux (20 ago.), che entusiasta spinse il papa ad approvarli.

La lettera di Eugenio a Ildegarda è incoraggiante e cauta, è felice e pieno di stupore per i favori che le sono stati concessi, ma la mette in guardia contro l'orgoglio.

Nella sua lunga risposta, Ildegarda restituisce il favore, alludendo con parabole ai problemi del tempo e mettendo in guardia Eugenio contro l'ambizione deimembri della sua famiglia. Nella sua lettera il papa disse a Ildegarda di vivere con le sue consorelle, osservando fedelmente la regola, nel luogo in cui aveva avuto la visione, in riferimento alla proposta delle monache di edificare un nuovo convento sul Rupertsberg, una collina esposta e deserta vicino a Binge, dal momento che quello di Disibodenberg non riusciva più ad accogliere i membri della congregazione sempre più numerosi, ma Ildegarda, che affermava che Dio le aveva mostrato il nuovo sito in una visione, incontrò la feroce opposizione dei monaci di S. Disibodo. Gran parte dell'importanza dell'abbazia era dovuta alla sua vicinanza al convento, in cui erano conservate le reliquie di. Giutta, e alla presenza di Ildegarda.

L'abbazia faceva assegnamento anche sulle donazioni delle monache, e i monaci non volevano perderle, così l'abate accusò Ildegarda, la cui salute era peggiorata, di agire per orgoglio; tuttavia, quando la vide e si accorse che era veramente malata, cambiò atteggiamento e le disse di alzarsi e di andare a Rupertsberg. Fu più difficile convincere i monaci, che cambiarono idea quando l'abate fu guarito da una malattia grave mentre si trovava nella chiesa d'Ildegarda.

Ildegarda e altre diciotto monache si trasferirono sul Rupertsberg tra il 1147 e il 1150, in una terra desolata, ma dove, grazie all'energia illimitata di Ildegarda, presto ebbero un convento abbastanza grande da dare alloggio a una congregazione di cinquanta membri, «con acqua corrente in tutti gli uffici».

Oltre a essere pratica, era creativa e piena d'inventiva: insegnò alle monache molti inni e cantici di cui compose sia le parole che la musica, scrisse una rappresentazione drammatica allegorica con canto sacro, Ordo virtutum, perché lo recitassero, e per la lettura nel refettorio distribuì cinquanta omelie allegoriche (che non possono essere state facili da ascoltare). Si riteneva che le sue versioni adas vid» clk S. Disibodo (8 set.) e di S. Ruperto (29 mar.) fossero ma poiché contengono elementi locali tradizionali, pro~ente richiesero un impegno maggiore di quello. Quando aboriva a trovare del tempo libero (sicuramente non spesso), amala lavorare sul suo cosiddetto «linguaggio sconosciuto», una sorta d'esperanto, basato sul latino e la lingua germanica, con la frequente ripetizione della Z finale (ci sono giunte circa 900 parole).

Ildegarda, inoltre, trovò in qualche modo il tempo di compiere ricerche e scrivere su argomenti che la affascinavano: un libro di storia naturale, basato chiaramente su un'attenta osservazione scientifica, che tra le altre cose descrive gli elementi, i minerali e i metalli, alberi e altre piante, pesci, rettili, uccelli e quadrupedi; uno di medicina, che esamina il corpo umano e le cause, i sintomi e i trattamenti dei disturbi che lo affliggono, e che mostra, in particolare, quanto la sua immaginazione, se non la conoscenza, precorresse i tempi. Cinque secoli prima di William Harvey, per esempio, riuscì quasi a dare una descrizione accurata di come il sangue circola nel corpo.

Inoltre, vi è la sua voluminosa corrispondenza, di cui è stata tramandata una parte consistente, ma il suo stile non è facile: per rimproverare o mettere in guardia (e faceva spesso entrambe le cose) tendeva ad adottare uno stile predicatorio pieno d'allegorie e allusioni. Secondo lei, il suo ruolo nella vita era di comunicare il contenuto delle visioni al popolo della sua generazione, per ricondurli sulla via della giustizia; per lei la profezia era un fardello e una responsabilità piuttosto che un dono, e in ciò assomigliava più a un profeta dell'Antico Testamento che a una mistica cristiana.

Tra i destinatari delle sue lettere omileticlie, vi erano vari papi, vescovi, e abati, incluso S. Bernardo, e diversi monarchi, tra cui Enrico II d'Inghilterra, ma anche gruppi di persone, come il clero di Treviri e Colonia (lettere feroci e sincere in cui li rimproverava per le loro mancanze e li avvertiva di cosa sarebbe successo se non si fossero ravveduti).

Talvolta riusciva a essere assai tagliente: quando l'arcivescovo di Magonza le disse di mandare una certa monaca come badessa in un altro convento, replicò: «Tutti le ragioni della promozione di questa giovane non hanno valore davanti a Dio. Lo spirito di questo Dio premuroso afferma: "Piangete e gridate, o pastori, perché non sapete ciò che fate, distribuendo i sacri uffici secondo i vostri interessi e sprecandoli con uomini perversi e atei 1... J. Quanto a voi, alzatevi, perché i vostri giorni sono contati"». Comprensibilmente questa sorta d'approccio non la rese universalmente popolare, anche se i visitatori provenivano da ogni ceto sociale, allo stesso tempo altri la denunciarono perché disonesta, matta o anche peggio.

Né quest'opposizione, né la malattia costante trattenne Ildegarda dal compiere le sue attività al di fuori del convento. Credeva che Dio la stesse usando come suo portavoce: «Io non sono che un povero vaso di coccio, e dico queste cose non da me, ma grazie alla Luce serena» scrisse a un amico (e la sua audacia e sincerità erano una combinazione formidabile).

Tra il 1152 e il 1162, fece diversi viaggi in Renania, durante i quali predicò pubblicamente, cosa assai insolita per una donna al tempo. Fondò una casa dipendente a Libingen, vicino a Rudesheim, ma sembra che abbia assunto il ruolo di visitatrice badessa di un certo numero di altri conventi e monasteri, ma le sue critiche a chi non seguiva strettamente la disciplina erano così dure che queste visite non sempre accrescevano la sua popolarità, e lo stesso si può dire dei suoi incontri con vescovi, clero e laici.

Ildegarda continuò fino alla fine a opporsi all'uso sbagliato dell'autorità; durante gli ultimi anni di vita, un giovane, che a un certo punto era stato scomunicato, morì e fu sepolto nel cimitero a S. Ruperto. Il vicario generale di Magonza affermò che non poteva essere sepolto in un luogo sacro e chiese che il corpo fosse riesumato.

Ildegarda rifiutò, affermando che il ragazzo aveva ricevuto gli ultimi sacramenti e che perciò non poteva più essere considerato come scomunicato. Quando fu ribadito l'ordine, questa volta dal vescovo, lldegarda rimandò indietro il messaggio. «Venite Vostra grazia, mio signore arcivescovo, e disseppellitelo voi.»

Il vescovo venne, accompagnato da membri del capitolo cattedrale, ma Ildegarda aveva tolto tutte le insegne della sepoltura, perciò dovettero andarsene a mani vuote.

Quando il vescovo pronunciò l'interdetto sulla sua chiesa, Ildegarda rispose con una lunga lettera sull'argomento della musica sacra, che evidentemente non c'entrava per niente, affermando «che aiuta l'uomo a costruire un legame santo tra questo mondo e il mondo tutto fatto di bellezza e musica».

Il suo significato diventava chiaro alla fine: «Coloro che perciò, senza un buon motivo, impongono il silenzio alle chiese in cui si può udire il canto in onore di Dio, non meriterà di udire il glorioso coro degli angeli che loda il Signore nei cicli». L'arcivescovo, cui Ildegarda per precauzione scrisse allo stesso tempo, ignorò i vari moniti a lui rivolti, ma tolse l'interdetto.

In questo periodo, Ildegarda, che aveva più d'ottant'anni, era così fragile fisicamente da dover essere trasportata da un luogo all'altro, tuttavia continuò a scrivere, dare consigli, istruire le monache, e incoraggiare tutti coloro che le chiedevano aiuto, finché morì in pace a S. Ruperto il 17 settembre 1179.

Immediatamente si affermò che sulla sua tomba si verificavano miracoli, avvenuti anche mentre era in vita, e il culto è testimoniato dal XIII secolo. Nel 1324, papa Giovanni XXII (1316-1334) approvò il culto pubblico, e Ildegarda compare nei martirologi locali dal xv secolo. Le reliquie, portate a Eibingen durante la Guerra dei Trent'anni, furono autenticate nel 1489 e poi di nuovo nel 1498, e sebbene non sia mai stata canonizzata ufficialmente, è chiamata santa nel Martirologio Romano, e diverse diocesi tedesche la commemorano in questo giorno.

Le visioni e rivelazioni di Ildegarda sono tra le meglio documentate dei fenomeni di questo tipo; il linguaggio con cui le descrive e le interpreta è vivace ed espressivo, ricco di simboli, come se lo portasse ai limiti estremi per descrivere l'indescrivibile, e ne è consapevole lei stessa: «Non ho queste visioni durante il sonno, o in sogno, né per pazzia, non le percepisco fisicamente con gli occhi e le orecchie, e non di nascosto, ma le vedo in pieno, e con il volere di Dio, quando sono sveglia e attenta, con gli occhi dello spirito e l'orecchio interiore; è difficile per gli esseri umani capire da dove provengono». Non si limitò a usare solo le parole per descrivere ciò che vedeva: illustrò lei stessa lo Scivias, e le illustrazioni tramandate (anche se solo sotto forma di copie eseguite meticolosamente), vive, originali e ricche di simboli, si avvicinano allo spirito dell'opera di William Blakc come non era mai successo a quei tempi. Era anche una musicista completa, ed ebbe un inaspettato successo alla fine del secolo scorso. E inoltre patrona dei filologi e degli esperantisti.

MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Rupertsberg vicino a Bingen nell’Assia, in Germania, santa Ildegarda, vergine, che, esperta di scienze naturali, medicina e di musica, espose e descrisse piamente in alcuni libri le mistiche contemplazioni, di cui aveva avuto esperienza.


Santi e solennità


 Mercoledì 17 settembre; la Chiesa commemora la Festa delle stimmate di San Francesco d'Assisi un evento straordinario e mai sino ad allora verificatosi, che si compì sul monte della Verna e che ha segnato profondamente la storia della spiritualità cristiana. Francesco riceve le stimmate dopo un lungo cammino interiore in cui egli si è identificato con il Crocifisso. Non è possibile comprendere San Francesco, senza il Crocifisso non solo con il suo carico di dolore e di passione, ma anche per quanto il Crocifisso ha “chiesto” e “detto” a San Francesco.

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✝️🕊️🌈 Vangelo del giorno

  SANTA TERESA VERGINE E DOTTORE DELLA CHIESA Guai a voi, farisei; guai a voi dottori della legge. Dal Vangelo secondo Luca Lc 11,42-46   In...