domenica 31 agosto 2025

Vangelo del giorno


 Vangelo del giorno (Luca 4,16-30)


Gesù venne a Nazaret, dove era cresciuto, e andò secondo la sua usanza nella sinagoga il giorno di sabato. Si è alzato per leggere

e gli fu consegnato un rotolo del profeta Isaia. Srotolò la pergamena e trovò il passaggio dove era scritto:

"Lo Spirito del Signore è su di me,

perché mi ha consacrato

per portare la lieta novella ai poveri.

Mi ha mandato a proclamare la libertà ai prigionieri

e recupero della vista ai ciechi,

per lasciare liberi gli oppressi

e per proclamare un anno accettabile al Signore. "

Arrotolando la pergamena, la riconsegnò all'addetto e si sedette, e gli occhi di tutti quelli della sinagoga lo guardarono intensamente.

Egli disse loro: «Oggi questo passaggio della Scrittura si compie nell'udito. "

E tutti parlavano bene di lui e si stupirono delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.

Egli disse loro: «Certo mi citerete questo proverbio: Medico, curatevi!» e di': Fa' qui, nel tuo luogo natale, le cose che abbiamo udito sono state fatte a Capernaum. '"

Ed egli disse: «Amen, io ti dico: nessun profeta è accettato nel suo luogo natale.

Infatti vi dico che c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia quando il cielo fu chiuso per tre anni e mezzo e una grave carestia si sparse su tutto il paese.

Elia non fu inviato a nessuno di questi, ma solo a una vedova in Zarepat, nel paese di Sidone.

Ancora una volta, c'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; eppure nessuno di loro fu purificato, ma solo Naaman, il Siro. "

Quando il popolo della sinagoga udì questo, si riempiva di furore.

Si levarono, lo cacciarono fuori dalla città, e lo condussero sulla fronte del colle sul quale era stata costruita la loro città, per gettarlo giù a capofitto.

Ma egli passò in mezzo a loro e se ne andò.


https://www.vaticannews.va/en/word-of-the-day/2025/09/01.html 

Santi del giorno


 SANT'EGIDIO ABATE


Nel territorio di Nîmes nella Gallia narbonense, ora in Francia meridionale, sant’Egidio, da cui poi prese il nome la cittadina fiorita nella regione della Camargue, dove si tramanda che egli costruì un monastero e pose termine al corso della sua vita mortale.

sabato 30 agosto 2025

Santo del giorno


 

🕯 ✨IL SANTO DEL GIORNO 🕯 ✨

SS. GIUSEPPE D’ARIMATEA E NICODEMO

31 Agosto


A Gerusalemme, commemorazione dei santi Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo, che raccolsero il corpo di Gesù sotto la croce, lo avvolsero nella sindone e lo deposero nel sepolcro. Giuseppe, nobile decurione e discepolo del Signore, aspettava il regno di Dio; Nicodemo, fariseo e principe dei Giudei, era andato di notte da Gesù per interrogarlo sulla sua missione e, davanti ai sommi sacerdoti e ai Farisei che volevano arrestare il Signore, difese la sua causa.


Giuseppe d'Arimatea

La figura di Giuseppe di Arimatea emerge con forza nei Vangeli in occasione della sepoltura di Gesù. È un uomo ricco e onorato, un proprietario terriero, che fa parte del Sinedrio. Secondo Marco «anche lui aspettava il regno di Dio». È cioè un ebreo credente la cui fede nella speranza di Israele si traduce nella simpatia verso Gesù e nel dissenso da coloro che hanno favorito la condanna. Matteo va oltre affermando che era un discepolo del rabbi di Nazaret, Giovanni specifica «di nascosto per timore dei giudei».


Dopo la morte di Gesù, Giuseppe primo tra i giudei, abbandona ogni precedente, pusillanime esitazione per aderire apertamente alla fede cristiana. Ricorre, difatti, alla sua posizione altolocata per ottenere da Pilato il corpo di Gesù. Secondo le abitudini dei romani, invece, esso doveva essere seppellito in una fossa comune. Un gesto di coraggio e di generosità perché la simpatia per il condannato poteva esporlo al rischio di essere considerato complice del giustiziato e passibile del medesimo supplizio. Inoltre, il contatto con un cadavere gli impediva di celebrare la Pasqua giudaica ormai imminente.


Aiutato da Nicodemo, che porta aromi in grande quantità, Giuseppe si distacca così dal sistema cultuale degli ebrei e si prepara alla celebrazione della gloriosa vittoria del crocifisso sulla morte in quello stesso giardino dove Gesù apparirà risorto alla Maddalena. Dopo la Pasqua non abbiamo più sue notizie dai Vangeli canonici, ma solo dagli scritti apocrifi. La sua figura è familiare all'immaginario dei credenti per la presenza nelle innumerevoli rappresentazioni della deposizione e sepoltura di Gesù.

San Nicodemo

Nicodemo, in qualità di fariseo e di "capo degli ebrei" era un membro attivo del Sinedrio, supremo organo giudiziario ebraico della città di Gerusalemme. Di lui ne parla San Giovanni nel suo Evangelo.


Come riportano le Scritture, correva l'anno 28 quando Gesù, venuto a Gerusalemme, incontrò proprio Nicodemo. Quest'ultimo rimase letteralmente impressionato dei miracoli che Gesù stava compiendo passo dopo passo, per cui lo andò a trovare di notte con l'intento di chiarire un po' cosa stesse succedendo e scelse appunto la notte per non farsi scoprire dagli altri membri del Sinedrio.


I Vangeli riportano solo un breve scambio di battute tra i due. Nicodemo disse a Gesù: "I fatti osservati ti manifestano Messia. Allora, di quale natura è la tua missione? Con quali mezzi la compirai? Si tratta dell'impero vivamente atteso dai giudei con una rivincita definitiva sui pagani?". Gesù le rispose: "Il regno di Dio è soltanto dominio di Lui sulle anime, per farne parte è necessario rinascere spiritualmente. Questo è stato preannunziato dai profeti. Tu sei maestro in Israele e ignori questo?".


Da quel momento in poi Nicodemo capisce che Gesù è un inviato di Dio e quindi ne parla a favore nel consiglio, dicendo che la legge dà diritto all'accusato (Gesù, per l'appunto) di essere ascoltato. Nicodemo si mette anche in prima linea per seppellire Gesù e porta gli aromi necessari per imbalsamarne il corpo. Il motivo per cui la sua figura viene spesso abbinata a quella di Giuseppe d'Arimatea è legato al fatto che proprio lui, Nicodemo, aiuta Giuseppe a deporre il corpo di Gesù nella tomba, portando mirra e aloe che sarebbero appunto servite per la sepoltura del corpo.


Di lui non si è mai saputo null'altro. Molto probabilmente divenne un discepolo di Cristo e ad oggi gli viene attribuito un vangelo apocrifo, risalente su per giù al II secolo, in cui si parla della deposizione di Gesù e in cui sembra si rivaluti la figura, o meglio, la posizione di Ponzio Pilato.


MARTIROLOGIO ROMANO. A Gerusalemme, commemorazione dei santi Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, che raccolsero il corpo di Gesù sotto la croce, lo avvolsero nella sindone e lo deposero nel sepolcro. Giuseppe, nobile decurione e discepolo del Signore, aspettava il regno di Dio; Nicodemo, fariseo e principe dei Giudei, era andato di notte da Gesù per interrogarlo sulla sua missione e, davanti ai sommi sacerdoti e ai Farisei che volevano arrestare il Signore, difese la sua causa.


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Santo del giorno


 🕯 ✨IL SANTO DEL GIORNO 🕯 ✨

BEATO ALFREDO ILDEFONSO SCHUSTER

30 Agosto


Il cardinale Schuster fu arcivescovo di Milano, l'arcidiocesi più grande d'Italia, durante il regime fascista, la Seconda guerra mondiale e i difficili anni del dopoguerra, quando per un certo periodo fu il governatore effettivo della città. Ciò lo portò a essere implicato nell'arena politica, sollevando perplessità riguardo la sua beatificazione, che tuttavia si basa sulle sue qualità personali più che sull'attività pubblica e sul riconoscimento del suo servizio alla Chiesa.


Nacque a Roma il 18 gennaio 1880 e fu battezzato Lodovico Alfredo Luigi, ma tutti lo chiamavano Alfredo. Era d'origini modeste, il padre Giovanni produceva le uniformi per la Guardia Papale Svizzera. Entrò nel noviziato benedettino nel novembre 1898, prendendo il nome religioso di Ildefonso. Fu ordinato sacerdote dal cardinale Respighi nella basilica di S. Giovanni in Laterano il 19 marzo 1904.


Le lettere degli anni successivi contengono la testimonianza dei suoi studi in campo storico (lavorò alla storia dell'abbazia di Farfa durante le vacanze), liturgico, archeologico e artistico, così come della ricerca della santità. Fu maestro dei novizi dal 1908 al 1916. La reputazione di uomo saggio e devoto aumentò, e nel 1910 gli fu offerto il primo di una numerosa serie di posti di insegnante: la cattedra di liturgia alla Scuola Superiore di Musica Sacra. La sua passione per la materia lo rese guida del movimento liturgico in Italia e autore dell'imponente Liber Sacramentorum: il primo volume apparve nel 1919 e venne ristampato diciannove volte e tradotto in otto lingue. Dal 1913 insegnò storia della Chiesa alla facoltà benedettina di S. Anselmo; nel 1914 fu nominato assistente liturgico della Congregazione per la Liturgia; nel 1917 aggiunse ai suoi numerosi incarichi quello di insegnante di liturgia all'Istituto Pontificio Orientale, aperto da papa Benedetto XIV.


All'interno dell'ordine fu segretario del capitolo generale della Congregazione Cassinese tenuto nel 1915, poi procuratore generale della Congregazione; nel dicembre 1915 fu eletto priore di S. Paolo e quando l'abate del convento morì nel 1918, Ildefonso fu eletto suo successore all'unanimità. Come abate aprì il monastero durante i fine settimana a gruppi di studenti e per ritiri spirituali. Un gruppo che lo frequentava regolarmente era quello guidato da Giovanni Battista Montini. Papa Benedetto XV lo teneva in grande considerazione, così come papa Pio IX che, nel 1920, lo nominò presidente della Commissione papale dell'Arte Sacra e lo inviò come visitatore apostolico in tutta Italia. Nel 1926 fu incaricato della supervisione dei seminari nella provincia ecclesiastica di Milano.


L'allora arcivescovo di Milano, cardinal Eugenio Tosi, morì nel gennaio 1929 e i voti indicarono Schuster come suo successore. Fu consacrato nella Cappella Sistina a luglio e, eletto immediatamente cardinale, venne presentato a re Vittorio Emanuele III per il giuramento di fedeltà allo stato (fu il primo vescovo italiano a farlo, secondo gli accordi del nuovo Concordato, firmato quello stesso anno). Prese servizio a settembre, ponendo fine a trent'anni di vita monastica. Si trovò a capo della più ampia diocesi d'Italia, composta da cinque province, con tre milioni di abitanti serviti da quasi duemila sacerdoti, in un'epoca nella quale il Concordato prometteva una nuova era di cooperazione tra Chiesa e Stato. Lo Stato italiano stava assistendo all'irresistibile ascesa del fascismo sotto Benito Mussolini, il duce, ma Milano vantava una tradizione politica di operai di sinistra: solo il quindici per cento dci lavoratori era a favore del fascismo, e solo l'otto per cento del clero era apertamente simpatizzante.


I fedeli accolsero Schuster con grande entusiasmo, anche se la stampa fascista smise ben presto di riferire sulle sue attività. Iniziò una serie di lettere pastorali: le prime trattarono i temi dei seminari, del giornalismo cattolico e della liturgia. Seguendo le orme di S. Ambrogio (7 dic.), di S. Carlo Borromeo (4 nov.) e del B. Andrea Ferrari (2 feb.), Ildefonso si impegnò in una rigorosa serie di visite pastorali. Con novecento parrocchie, a ognuna delle quali dedicava un giorno non festivo, la visita completa durò da un minimo di tre a un massimo di sei anni; stava compiendo il quinto giro quando fu colto dalla morte. Visitò le parrocchie cittadine in inverno e quelle fuori città nelle altre stagioni, raggiungendo a piedi o su un asino quelle di montagna e percorrendo a volte in tre giorni cinquanta miglia a piedi.


Il suo messaggio era rigoroso: condannava il cinema, le letture profane, il teatro e la danza, come aveva fatto il S. Curato d'Ars. Non temeva di denunciare il "peccato" come la sola ragione per il declino dell'osservanza religiosa e per le sofferenze della gente. Sostenne strutture come l'Azione cattolica, nonostante l'opposizione dello stato. In nome della purezza liturgica enfatizzò il ruolo centrale dell'eucarestia e insistette sul fatto che il clero non doveva solo predicare la parola di Dio ma viverla in ogni suo aspetto, destituendo coloro che riteneva non si attenessero a questa regola. Nonostante l'attività pastorale incessante trovò tempo per scrivere la storia della diocesi di S. Ambrogio. Fu impegnatissimo nel preparare due grandi ricorrenze: il quarto centenario di S. Carlo Borromeo e il sedicesimo di S. Ambrogio. Diede anche vita a due riviste mensili, di cui una dedicata agli studi sui santi.


Prese il Codice di Diritto canonico del 1918 come strumento di base per la riforma nell'arcidiocesi: ristabilì i sinodi diocesani iniziati da S. Carlo Borromeo, interrotti dal 1914. Abituato a vivere secondo una regola monastica, tentò di applicarne i principi alla sua vasta diocesi: al primo sinodo, stabilì quattro "pilastri" principali sui quali la diocesi avrebbe dovuto appoggiare: l'Ufficio divino, S. Tommaso d'Aquino, il Codice di Diritto canonico e la Bibbia come fondamento ultimo. Il suo secondo sinodo, tenuto nel 1935, si concentrò sulla liturgia; il terzo, nel 1941, riaffermò i princìpi del primo; il quarto, nel 1946, poiché aveva terminato il terzo giro di visite pastorali, fu dedicato all'eucarestia (a Milano si tenne un Congresso Eucaristico trionfale). Il quinto e ultimo sinodo, nel 1953, fu il suo testamento finale per l'arcidiocesi, incentrato sullo spirito pastorale che doveva fare conoscere la legislazione al popolo: «Meno leggi e più osservanza». I sinodi erano accompagnati da lettere pastorali al clero con la frequenza di una al mese dal 1930 al 1940. Trovò il tempo per rinnovare la liturgia "propria" di Milano, il rito ambrosiano, e per riformare l'arte nelle chiese.


Riassunse gli scopi di tutte le sue riforme in un "memoriale", che inviò a tutti i parroci nel 1939, il decimo anniversario del suo episcopato. Come la maggioranza dei cattolici italiani, considerò il Concordato del 1929 come un atto per «ridare l'Italia a Dio e Dio all'Italia» (Pio XI). Il suo passato monastico lo portava a considerare sacre tutte le autorità legittime. Le sue relazioni con il regime variarono molto nel corso degli anni: gli anni dal 1929 al 1938 possono essere visti come un periodo di accettazione generale, dal 1938 al 1943 come un processo di presa di distanza, seguiti da una ferma opposizione in seguito alle conseguenze della guerra. Nei primi anni della salita al potere di Mussolini oscillava tra azioni di sostegno e attività contrarie: per esempio rifiutò di celebrare la Messa per un raduno di "camicie nere" e di officiare all'apertura della nuova stazione ferroviaria di Milano, un trionfo fascista, nel 1931. Compì l'atto più deprecabile della sua carriera nell'ottobre 1935, quando diede il suo entusiastico appoggio all'invasione dell'Abissinia, che superficialmente considerava una crociata per riportare il Vangelo in un paese che lo aveva conosciuto molti anni prima e che poi lo aveva abbandonato. Descrisse la guerra come «una missione nazionale e cattolica per il bene». Un anno dopo approvò l'intervento italiano nella guerra civile spagnola, che considerava causata dai bolscevichi, che rappresentavano la continuazione della minaccia alla Spagna cattolica iniziata secolo dagli arabi.


Nel 1938 gli ebrei iniziarono a fuggire dalla Germania, e un gran numero arrivò a Milano chiedendo di venire battezzati come misura di sicurezza. Schuster li persuase che non era opportuno ricevere il battesimo senza esserne convinti e trovò loro rifugio in edifici parrocchiali e in case religiose_ Nell'autunno inviò una missiva ai suoi sacerdoti (per prudenza non pubblicata fino al 1951) nella quale attaccava senza mezze misure la dottrina del razzismo come «una minaccia internazionale, tale e quale il comunismo». Pio XI si dichiarò apertamente d'accordo con lui. Schuster dichiarò l'entrata in guerra dell'Italia come un «tradimento nei confronti della Francia» e si rifiutò di benedire i soldati che partivano per il fronte. Quando la dittatura fascista cadde nel luglio 1943, la accusò di aver tradito l'Italia e, nei momenti di confusione che seguirono, si impegnò a dare aiuto materiale alla gente.


Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, diede il suo appoggio alla decisione iniziale di non belligeranza dell'Italia, imponendo ai suoi fedeli un regime di austerità. Quando l'Italia entrò in guerra sospese le visite pastorali per trascorrere più tempo possibile a Milano con la sua gente, e si fece un punto d'onore di visitare i feriti che arrivavano in città. Considerava la guerra, le privazioni e le sofferenze come qualcosa di purificante, come un giudizio divino sull'immoralità delle città. Dal punto di vista pratico, aprì un "guardaroba" per i poveri e le vittime dei bombardamenti nell'arcivescovado. Quando i tedeschi occuparono l'Italia, condannò l'invasione come «il più grande tradimento della storia».


Schuster era fuori Milano per una visita pastorale quando Mussolini fu deposto, e fu avvisato di tornare in città velocemente per evitare una rivolta popolare. Trovò folle che strappavano manifesti fascisti dai muri e che distruggevano le statue del duce. I bombardamenti su Milano si intensificarono, culminando in quello della notte del 13 agosto 1944, compiuto da oltre quattrocentottanta bombardieri angloamericani. Il cardinale scrisse una lettera pastorale in cui supplicava Dio e gli Alleati di non ridurre alla disperazione completa la già fortemente provata popolazione. Sapeva che l'Alto Comando tedesco aveva intenzione di ritirarsi dall'Italia attraverso la Lombardia, lasciando terra bruciata dietro di sé e usando Milano come ultima postazione. Milano si trovò quindi tra la Repubblica di Salò di Mussolini, le forze di occupazione tedesche e gli Alleati che avanzavano: Schuster si impegnò a salvare quello che restava della seconda capitale religiosa e culturale italiana. Intraprese una corrispondenza con gli Alleati tramite il colonnello Dulles in Svizzera e si appellò personalmente a Mussolini perché si arrendesse.


Il 25 aprile 1945 Mussolini e i suoi ministri arrivarono alla residenza dell'arcivescovo per un incontro, organizzato da Schuster, con i rappresentanti dei partigiani italiani. Schuster implorò Mussolini di consegnare i documenti e di prepararsi all'ergastolo come prigioniero politico. Ma quando questi scoprì che gli stavano chiedendo di firmare un documento che era stato concordato in anticipo con i tedeschi, dichiarò di essere stato tradito, perse la calma e se ne andò dalla riunione. Quella sera fuggendo, travestito da soldato tedesco, sul lago di Como, fu smascherato dai partigiani e giustiziato. Quattro anni dopo Schuster confermò pubblicamente di essere stato al centro degli intensi negoziati allo scopo di risparmiare ulteriori distruzioni.


Finita la guerra Schuster iniziò a insistere sulla necessità di una ricostruzione spirituale e materiale, rimproverando alle nazioni che erano state coinvolte nella guerra di non aver ascoltato la voce della Chiesa. Organizzò e sostenne opere di assistenza per i reduci dal fronte, trasformando quello che rimaneva della residenza arcivescovile in un magazzino di cibo e vestiti.


Dovette affrontare l'accusa di sostegno ai fascisti mossagli da molte persone, e la relativa ostilità del nuovo governo civile: la sua risposta fu che la Chiesa non poteva schierarsi politicamente ma doveva salvare tutti, «specialmente i più grandi peccatori».


Sottolineò l'importanza della missione temporale della Chiesa in favore dei poveri e accusò il comunismo di materialismo, totalitarismo e ateismo, invitando i cattolici a non votarlo. Questa posizione sarebbe stata sostenuta da una dichiarazione del Santo Uffizio del 1949. La sua opinione era che la ricostruzione della società italiana dovesse coincidere con la restaurazione di un tessuto sociale cristiano, ma, nello stesso tempo, egli era abbastanza acuto da saper distinguere l'ideologia comunista dalle azioni pratiche volte al miglioramento delle condizioni dei poveri, per le quali espresse la sua approvazione.


Quando nel 1946 si svolse il referendum per decidere se l'Italia dovesse rimanere una monarchia o diventare una repubblica, egli non si espresse, dicendo che era una questione puramente politica nella quale la Chiesa non aveva preferenze e che avrebbe appoggiato fedelmente qualsiasi autorità legittima fosse emersa dalla decisione del popolo.


Il suo quarto giro di visite pastorali, che risultò più lungo degli altri a causa della guerra, terminò nel tardo 1946, ed egli ne iniziò prontamente un altro, durante il quale disse ai suoi sacerdoti che la nuova situazione di diffuso allontanamento dalla pratica cristiana imponeva loro di mostrare un eroismo apostolico. Organizzò un imponente congresso eucaristico a Monza per il settembre 1945, a cui, per svariati motivi, partecipò solo la metà dei fedeli dell'arcidiocesi. Questo fu seguito a Milano da un intenso ciclo di missioni per «arginare l'ondata tinticristiana». Organizzò anche un congresso mariano nel 1947.


Alla fine degli anni '50 del XX secolo, Schuster iniziò a sentire il peso dell'età, e divenne meno intraprendente. Fu però ancora in grado di dare voce a una esigenza operativa: «oggi non è auspicabile l'abbandono del mondo secolare da parte della Chiesa, anzi, non è possibile. C'è bisogno di andare incontro alle masse per cristianizzarle nuovamente». Suggerì anche la necessità di un concilio per dare inizio all'opera pastorale. Tuttavia, l'azione pratica che proponeva appariva troppo tradizionale: la formazione del clero, l'Azione cattolica, l'opposizione al comunismo e ai suoi simpatizzanti.


Morì il pomeriggio del 30 agosto dello stesso anno. Le sue ultime parole furono per i seminaristi: «Volete qualcosa per cui ricordarmi? Tutto quello che posso lasciarvi è un'esortazione alla santità».


La notizia della sua morte si diffuse rapidamente, migliaia di persone si recarono al seminario, portando montagne di fiori. La maggior parte erano persone povere che portavano semplici fiori di campo. Il corpo fu portato a Milano due giorni più tardi, il funerale paralizzò la città intera, con folle di gente in lacrime ai lati della strada.


Il 12 maggio 1996 è stato infine beatificato da papa Giovanni Paolo II.


MARTIROLOGIO ROMANO. A Venegono vicino a Varese, transito del beato Alfredo Ildefonso Schuster, vescovo, che, da abate di San Paolo di Roma elevato alla sede di Milano, uomo di mirabile sapienza e dottrina, svolse con grande sollecitudine l’ufficio di pastore per il bene del suo popolo.

Vangelo del giorno


 Buongiorno e buon sabato ❣️ 

XXI settimana del Tempo Ordinario 💞 


"Sei stato fedele nel poco...prendi parte alla gioia del tuo padrone. "

( Dal vangelo di oggi)


🔥 VANGELO 


Dal Vangelo secodo Matteo : 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono

venerdì 29 agosto 2025

Solennità e Santo del giorno


 Buongiorno e buon venerdì 💕 

XXI settimana del Tempo Ordinario 💞 


Memoria del martirio di San Giovanni Battista.


"Lui deve crescere ed io diminuire...."


Diretta facebook 

Ore 18,30 Santo Rosario

Ore 19,00 Santa Messa in suffragio di Antonella Panzuti Bisanti nel primo anniversario della morte 🌹 


🔥VANGELO


Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6, 17-29): In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.


🔥 COMMENTO 


San Giovanni Battista non è considerato martire della fede (cioè non è stato ucciso perché discepolo di Gesù) ma è martire della verità. Egli è stato messo a morte perché ha richiamato un potente della terra, annunciandogli la parola di Dio e vivendo la fedeltà al suo mandato. La sua testimonianza continua ad interpellare, a scuotere, richiamandoci all'amore per la verità in ogni sua forma, verità che noi cristiani sappiamo non essere un insieme di concetti ma una persona: Gesù. L'amore per la verità dovrebbe essere come un motore che ci spinge e a vivere in modo autentico, contribuendo a costruire un mondo più giusto e fraterno. La verità è ciò che permette un'autentica libertà; è Cristo che ci libera dal male e ci insegna qual è la verità dell'amore. Senza verità non c'è libertà; e senza verità non c'è vera carità. tutti noi per natura siamo protesi alla verità (cf CCC 2467) e ciascuno di noi è chiamato ad essere discepolo e pellegrino della verità, cercandola, amandola, diffondendola, e, soprattutto, vivendola. chiediamo la grazia al Signore che ci aiuti ad amare la verità, a testimoniarla negli ambienti in cui siamo inseriti, cercando di viverla senza mai separarla dalla carità.

mercoledì 27 agosto 2025

Oggi Sant' Agostino


 Sant'Agostino, vescovo e dottore della Chiesa



Memoria


Dal Martirologio


Memoria di sant'Agostino, vescovo e insigne dottore della Chiesa: convertito alla fede cattolica dopo una adolescenza inquieta nei princípi e nei costumi, fu battezzato a Milano da sant'Ambrogio e, tornato in patria, condusse con alcuni amici vita ascetica, dedita a Dio e allo studio delle Scritture. 


Eletto poi vescovo di Ippona in Africa, nell'odierna Algeria, fu per trentaquattro anni maestro del suo gregge, che istruì con sermoni e numerosi scritti, con i quali combatté anche strenuamente contro gli errori del suo tempo o espose con sapienza la retta fede.

Santo del giorno





🕯 ✨IL SANTO DEL GIORNO 🕯 ✨
SANTA MONICA
27 Agosto

S. Monica, sempre grandemente venerata dalla Chiesa e posta a modello delle madri cristiane, nacque a Tagaste, in Africa nel 331, da famiglia cristiana, nella quale fin dall'infanzia imparò a conoscere e ad amare Iddio. Ebbe anch'essa, come tutti i fanciulli, certi difetti propri dell'età giovanile, come la golosità, che si manifestava in lei con una spiccata tendenza verso il vino, ma ammonita in tempo dai parenti e aiutata dalla grazia ben presto si corresse.

Fatta giovanetta, i suoi genitori la sposarono ad un legionario romano di nome Patrizio, galantuomo, ma pagano di religione. Non si smarrì la Santa, anzi, suo primo pensiero, unendosi al compagno della sua vita, fu di guadagnarlo a Gesù Cristo mediante una vita sottomessa, fatta di rispetto e di amore.

Per questo ella mantenne sempre una condotta irreprensibile, soffrendo pazientemente senza permettersi mai alcun rimprovero. Tanti sacrifici nascosti agli occhi degli uomini, ma manifesti a Dio, Padre di tutti gli uomini, non potevano non essere esauditi e ripagati.

Ed ecco che Monica ebbe la consolazione di vedere il marito, un anno prima della sua morte, abbracciare la fede cattolica, rinunziando ai suoi vizi e passando nella pratica delle virtù il rimanente della vita.

Intanto ella era divenuta madre di tre figli: Agostino, Novigio e una figlia, di cui ignoriamo il nome.

Le cure che la santa madre profuse per la buona educazione dei figli furono certamente grandi; pur tuttavia, Agostino, attirato più dagli amici che lo invitavano al male che dalle raccomandazioni materne, deviò, ponendo così a durissima prova la virtù della sua povera mamma. Ella, infatti, vedendo il figlio adescato dall'errore e dal vizio, non faceva che elevare al cielo fervorose preghiere, unite a calde lacrime, per impetrarne la conversione. Le sue abbondanti lacrime e fervorose preghiere ottennero la conversione del figlio.

Nel 375 Agostino si trasferì a Cartagine per insegnarvi eloquenza. Nel 383 si imbarcò nottetempo per Roma dove, dopo aver superato una lunga malattia, cominciò ad insegnare eloquenza e retorica. Finché ottenne un posto, tramite il prefetto di Roma Simmaco, a Milano.

A Milano, venne raggiunto dalla mamma, la quale, non considerando le fatiche del viaggio ma solo il bene del figlio, era partita, sola, alla ricerca di lui. Quivi finalmente sarebbero stati appagati i suoi desideri ed esaudite le sue suppliche. Infatti unitasi nel suo apostolato col grande arcivescovo S. Ambrogio che la incoraggiava dicendole: « Non può andar perduto un figlio di tante lacrime », riuscì con la grazia di Dio a trarre alla fede cattolica Agostino alla fine del 386, che l'anno seguente, ricevette il Battesimo per mano di Ambrogio nella Pasqua del 387 e cominciò una vita santa e feconda di apostolato.

Ringraziato Iddio per tanto favore, Monica e Agostino decisero di prendere la via del ritorno; ma la pia madre, che ormai aveva compiuta la sua missione su questa terra, ad Ostia si ammalò gravemente ed in pochi giorni, felice per la conversione del figlio ottenuta, rese la bell'anima a Dio. Era il 27 agosto dello stesso anno 387.

PRATICA. Imparino i genitori a vigilare sull'educazione cristiana dei figli e a prodigare ad essi le loro maggiori cure.

PREGHIERA. Dio, consolatore degli afflitti e salvezza di quelli che sperano in te, che misericordioso riguardasti alle pie lacrime della beata Monica per la conversione del figliuolo suo Agostino, donaci per l'intervento d'ambedue di deplorare i nostri peccati e di ottenere il favore della tua grazia.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di santa Monica, che, data ancora giovinetta in matrimonio a Patrizio, generò dei figli, tra i quali Agostino, per la cui conversione molte lacrime versò e molte preghiere rivolse a Dio, e, anelando profondamente al cielo, lasciò questa vita a Ostia nel Lazio, mentre era sulla via del ritorno in Africa.



 

lunedì 25 agosto 2025

Santo del giorno


 🕯 ✨IL SANTO DEL GIORNO 🕯 ✨

SANT’ALESSANDRO DI BERGAMO

26 Agosto


Ai primi giorni d'autunno, l'esercito di Massimiano Cesare si trovava nelle valli svizzere, non lontano dalla conca del lago Lemano. Più che una guerra guerreggiata, lo aspettava una insidiosa guerriglia contro i fieri montanari del paese, sempre ribelli e costantemente inquieti.


Le Alpi, tutt'intorno, erano già incappucciate di neve. Faceva freddo. I soldati della legione risognavano la calda sabbia della loro terra natale. Era infatti una legione di soldati egiziani, detta Legione Tebana perché reclutata nella Tebaide, attorno alla città di Tebe.


Ad Agaunia, il primicerius Maurizio ordinò l'alt ai suoi legionari. Fece disporre il campo, in attesa di ordini da Octodurum. Da Octodurum, Massimiano Cesare ordinò che, in attesa di attaccar battaglia, si celebrasse un sacrificio propiziatorio agli dèi.


I soldati cristiani della Legione Tebana si rifiutarono di eseguire l'ordine sacrilego. Massimiano minacciò rappresaglie, ma nessuno cedette. Giunse allora un reparto di littori per le misure disciplinari. Un soldato su ogni dieci della Legione Tebana cadde sotto il gladio. Ma i superstiti non si lasciarono intimorire, e si fecero vicendevolmente animo, spronati dal primicerius Maurizio. A Massimiano, mandarono a dire che la loro fedeltà agli insegnamenti del Signore era la più sicura garanzia della lealtà anche verso l'Imperatore. Seguì una seconda decimazione; poi una terza, finché tutti i legionari della cristiana legione furono giustiziati, ad Agaunia, in quell'autunno della fine del III secolo.


Anche il Sant'Alessandro festeggiato oggi, vien detto soldato della Legione Tebana, come molti altri Santi venerati nell'Italia settentrionale, perché aver appartenuto alla legione dei Martiri, per un cristiano e un soldato, appariva come il maggior titolo di nobiltà d'animo e di eroismo.


Egli sarebbe stato uno di quei pochi legionari i quali, trovandosi momentaneamente distaccati in altre località, sfuggirono all'eccidio di Agaunia, per subire poi il martirio in altri luoghi dove fiori la loro devozione.


Sant'Alessandro, per esempio, è l'amatissimo Patrono della città di Bergamo: perciò la leggenda lo fa morire a Bergamo, dopo essere sfuggito due volte al carcere e avere infranto gli idoli davanti al suo comandante e persecutore, Massimiano Cesare.


A lui, primo Martire e Patrono di Bergamo, è dedicata la Cattedrale della città, che sembra proteggere con la sua mole gli altri due bellissimi monumenti di Bergamo antica: la Chiesa di Santa Maria Maggiore, e la Cappella Colleoni, nel suggestivo e silenzioso scenario della Città Alta.


Al glorioso Patrono son dedicate poi altre due chiese nella Città Bassa: Sant'Alessandro della Croce e Sant'Alessandro in Colonna, tutt'e due ricche di antiche memorie. Il soldato egiziano, il superstite della Legione Tebana, ha dunque in Bergamo la sua seconda e più vera patria, dove al calore del sole si sostituisce il tepore dell'affetto, nell'estate della fede, che non conosce autunni.


MARTIROLOGIO ROMANO. A Bergamo, sant’Alessandro, martire.



Santo del giorno


 🕯 ✨IL SANTO DEL GIORNO 🕯 ✨

SAN GIUSEPPE CALASANZIO

25 Agosto


Si deve a Giuseppe Calasanzio la prima scuola popolare gratuita e aperta a tutti, a Roma. Calasanzio era il vicario generale della diocesi di Urgel, in Spagna (dove era nato nel 1557). A Roma era approdato al seguito del cardinale Marc'Antonio Colonna in qualità di consulente teologo. Ma a Giuseppe quel ruolo di quasi cavalier servente, sia pure per motivi teologici, andava un po' stretto, tanto più che l'eminentissimo cardinale era abbastanza cresciuto per badare da solo alla propria formazione culturale.


E così Giuseppe trascorreva il suo tempo romano a visitare basiliche, assorto in lunghe e intense meditazioni, sfoghi di una voglia di vita eremitica che non aveva mai potuto soddisfare; e poi a visitare malati negli ospedali e prigionieri nelle carceri, alla ricerca di una precisa missione nella quale far convogliare tutto il suo impegno.


In quest'inquieto ricercare si imbatté spesso, soprattutto nel quartiere di Trastevere, in torme di bambini e ragazzetti senza istruzione, senza dignità, malconci e abbandonati a se stessi, che tiravano a campare ricorrendo a mille sotterfugi, primi passi verso le vie della delinquenza e del vizio. Quei ragazzetti riuscivano a scucire a qualche anima pia e generosa un tozzo di pane, una minestra, un vecchio vestito, ma non trovavano nessuno che offrisse loro, con la scuola e l'istruzione, la possibilità di togliersi definitivamente dalla brutta strada. Alle scuole romane, tutte private, poteva accedere solo chi aveva un genitore con la borsa stipata di baiocchi, così come solo i figli di benestanti potevano sostenere le spese di frequenza nelle scuole comunali, che molte libere città del nord avevano istituito.


In Giuseppe, alla ricerca di un qualcosa di forte e importante da fare, quella dolente realtà apri spiragli luminosissimi: se voleva che le cose cambiassero doveva fare qualcosa. Cominciò interessando alla causa sacerdoti e laici disposti a condividere la sua passione; assieme a loro si mise poi a dare lezioni gratuite a quei poveri ragazzi. Alla fine, riuscì a raggruppare un bel numero di signori che trovarono straordinario poter impegnare in quel versante nuovo della carità cristiana la propria vita. E così, insieme alla prima scuola popolare, ponevano la prima pietra di una nuova congregazione, i Fratelli delle scuole pie, detti anche scolopi, i quali ai tre classici voti di povertà, obbedienza e castità, ne aggiunsero un quarto che li impegnava all'istruzione dei ragazzi.


Quella del Calasanzio fu un'idea vincente e le sue scuole in brevissimo tempo si diffusero in tutta Italia e poi anche in Germania, in Boemia, in Polonia e altrove. Ma il successo fu per lui fonte di innumerevoli guai e dolori. «Se il grano non muore...», diceva Gesù nel Vangelo. E così l'opera dell'ex vicario di Urgel doveva morire per mettere solide radici. Alcuni discepoli e confratelli, intriganti e pieni di ambizioni e di malanimo, lo accusarono di incapacità, lo diffamarono, lo calunniarono sperando di toglierselo di torno. E ci riuscirono.


La Santa Sede inviò a dirimere la questione un «visitatore» prevenuto e poco intelligente: Calasanzio finì arrestato e sottoposto a sfibranti interrogatori. Alla conclusione dell'inchiesta Innocenzo X degradava l'Ordine delle scuole pie a semplice e ininfluente confraternita. Il Calasanzio vide nella persecuzione un disegno provvidenziale di Dio: «Sarebbe follia � diceva �preoccuparsi delle cause seconde, che sono gli uomini, e non vedere la causa prima, cioè Dio, che invia questi uomini per il nostro maggior bene».


Ma anziché arrendersi all'apparente fallimento, si rimboccò le maniche e ricostruì l'intera opera sotto forma di congregazione religiosa e con le medesime finalità della precedente e cioè l'istruzione dei ragazzi. Giuseppe Calasanzio non fece in tempo a vedere la sua opera affermata e consolidata, moriva infatti nel 1648, a novantuno anni, con il cuore ancora ferito dalle tristi vicende che lo avevano coinvolto, ma mormorando parole di perdono e di fiducia. La sua santità venne ufficialmente riconosciuta nel 1767.


domenica 24 agosto 2025

SANTO del giorno


 

Santo del giorno

San Bartolomeo Apostolo

24 agosto 


Bartolomeo fu uno dei primi discepoli di Gesù ed è l’evangelista Giovanni che ci racconta la sua adesione a Cristo, non così immediata come quelle degli altri. Filippo, suo compaesano di Betsaida, gli dice con entusiasmo: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i profeti, Gesù figlio di Giuseppe di Nazareth». E lui: «Può mai venire qualcosa di buono da Nazareth?». Poi però va a vedere e si sente dire dal Maestro: «Ecco davvero un israelita in cui non c’è falsità». E allora chiede come fa Gesù a conoscerlo e si sente dire: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». Troviamo poi Bartolomeo scelto con gli altri undici apostoli, mentre gli Atti lo dicono a Gerusalemme insieme ai discepoli «assidui e concordi nella preghiera». Dopo questa citazione, su di lui cala il silenzio dei testi canonici; ne parlano leggende storicamente inattendibili, che lo dicono missionario in India e in Armenia dove avrebbe convertito anche il re, subendo però un martirio tremendo: scuoiato vivo e decapitato. Nel Giudizio Universale della Cappella Sistina in Vaticano, Michelangelo ce lo ha immortalato mentre mostra la pelle che gli è stata tolta. Ma altre fonti lo dicono in regioni vicine all’Eriopia o allo Yemen, oppure in Mesopotamia, sulle rive del Mar Nero, dove lo avrebbe accompagnato sant’Andrea o, secondo altri, san Matteo; ma non mancano testimonianze che indicano le oasi dell’Egitto come luogo della sua attività apostolica. Non meno sicure sono le notizie relative alle sue reliquie: dopo varie traslazioni in Oriente, nel secolo VII giunsero nell’isola di Lipari, nel secolo IX a Benevento e alla fine del secolo X a Roma, dove furono collocate in una chiesa dedicata al santo, nell’isola Tiberina. Il cranio dell’apostolo giunse invece a Francoforte sul Meno nel 1238. Considerato il genere di martirio da lui subito, è comprensibile come egli sia uno dei patroni dei conciatori e dei rilegatori.

venerdì 22 agosto 2025

Santi del giorno


 Santa Rosa da Lima, vergine

Santa Rosa, vergine, che, insigne fin da fanciulla per la sua austera sobrietà di vita, vestì a Lima in Perù l’abito delle Suore del Terz’Ordine regolare dei Predicatori.

Dedita alla penitenza e alla preghiera e ardente di zelo per la salvezza dei peccatori e delle popolazioni indigene, aspirava a donare la vita per loro, giungendo a imporsi grandi sacrifici, pur di ottenere loro la salvezza della fede in Cristo.

La sua morte avvenne il giorno seguente a questo.

giovedì 21 agosto 2025

Solennità


 

Ci uniamo a lei Santità per onorare con le sue intenzioni a Maria S.S Regina del cielo e della terra.

Ricorrenze speciali


 OGGI LA CHIESA FESTEGGIA SAN PIO X IL PAPA DELLE GRANDI RIFORME...


È autore di riforme che rimarranno indelebili nella storia del suo Pontificato e per tutta la Chiesa. Ricordiamo la riforma della Musica Sacra, la proclamazione del Dogma dell'Immacolata Concezione e la riforma sul Catechismo. Quest'ultima fu senza dubbio la più importante poiché permise di portare l'eta della Prima Comunione a 7 anni mentre in precedenza si faceva in età molto più avanzata. Un Papa molto sensibile ai problemi del tempo su tutto l'avanzare del Socialismo e l'avvicinarsi della 1°Guerra Mondiale che cerco di scongiurare implorando la Pace, ma invano. Mentre era agonizzante implorava: "Poveri figli miei, poveri figli miei, offro la mia vita... Milioni di uomini che muoiono". Nel maggio del 1954 fu elevato alla gloria degli altari da Pio XII.

martedì 19 agosto 2025

Santo del giorno


 🕯 ✨IL SANTO DEL GIORNO 🕯 ✨

SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

20 Agosto


Bernardo nacque l'anno 1091 nel castello di Fontaine, presso Dijon. Suo padre Techelino era uno dei più cospicui uomini del tempo e sua madre Aletta era parente dei duchi di Borgogna; entrambi però splendevano più per pietà che per ricchezza. Appena nato Bernardo, la piissima madre, non contenta di offrirlo solamente a Dio come aveva fatto degli altri suoi figli, lo destinò in modo particolare al servizio della Chiesa. Educato santamente fu mandato a Chatillon per compiere gli studi nel collegio dei canonici di quella città. Bernardo, quantunque giovanetto, amava star ritirato; era sempre raccolto, docile, affabile e cortese con tutti, e di una modestia singolare. La prontezza e la vivacità del suo ingegno facevano stupire i suoi maestri.


Ma se egli avesse ascoltato le lezioni dei maestri, molto più sarebbe stato attratto dalla voce di Dio, che gli parlava internamente. Una notte di Natale gli comparve il Bambino Gesù, e Bernardo fu talmente invaghito della divina bellezza del Redentore, che fu poi sempre devotissimo dell'Incarnazione. A 18 anni perdette la virtuosa sua madre. Intanto, compiuti gli studi della teologia e della Sacra Scrittura, ritornò alla casa paterna.

Vedendo quanto era pericoloso il vivere nel mondo, pensò di ritirarsi a vita monastica. Tutta la famiglia e l'intero parentado dapprima gli si opposero, ma egli con la sua grazia e cortesia seppe talmente difendere la sua causa, che poco dopo molti di quelli che s'erano opposti seguirono il suo esempio. Infatti, i fratelli Guido, Gerardo, Bartolomeo, Andrea e lo zio Gondrino, signore di Tolone, lo seguirono nella vita monastica.


A questi si unirono altri, così che furono in trenta a seguire con lui la divina chiamata. Presentatisi al monastero, l'abate S. Stefano, vedendo il loro fervore e la loro risoluzione, li accettò con gioia. Fatta la professione dopo un anno di noviziato, Bernardo si diede con grandissimo fervore alla pratica della virtù. Spesso, per eccitarsi al fervore si domandava: «Bernardo, a che fine sei venuto qui?».


Devotissimo di Maria SS. non lasciava passare giorno senza offrirle qualche ossequio speciale; in tutti poi cercava di diffondere la devozione alla gran Madre di Dio. E la Madonna molto gradiva l'amore di quell'anima santa. Un giorno, passando Bernardo davanti alla statua della Vergine, le rivolse il saluto angelico: «Ave Maria», ma lo disse con tanta grazia ed affetto, che dalla statua si sentì rispondere: «Ave Bernardo ».


Morto S. Stefano, fu eletto abate con voto unanime Bernardo. Quantunque sempre malaticcio, tuttavia predicava ovunque con grande zelo, e le sue prediche erano talmente piene di grazia, che da ogni parte accorrevano a udirlo, e molti lo seguivano, chiedendo di essere accettati nel monastero.


In Bernardo si vide meravigliosamente accoppiata la santità con la sapienza: è chiamato il Dottore mellifluo. Numerosissime sono le sue opere, e per i suoi numerosi, alti e sapienti scritti sulle grandezze della Madre di Dio, venne chiamato il cantore di Maria.


Dopo una vita così santa e attiva, spirò il 20 agosto 1153 a 62 anni. La Chiesa lo onora col titolo di dottore.


PRATICA. Siamo molto devoti della SS. Vergine, e facciamole oggi un fioretto.

PREGHIERA. O Signore, che hai dato al tuo popolo il beato Bernardo come ministro di eterna salute, concedici, te ne preghiamo, che meritiamo di avere come intercessore in cielo colui che abbiamo avuto come dottore in terra.


MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Bernardo, abate e dottore della Chiesa, che entrato insieme a trenta compagni nel nuovo monastero di Cîteaux e divenuto poi fondatore e primo abate del monastero di Chiaravalle, diresse sapientemente con la vita, la dottrina e l’esempio i monaci sulla via dei precetti di Dio; percorse l’Europa per ristabilirvi la pace e l’unità e illuminò tutta la Chiesa con i suoi scritti e le sue ardenti esortazioni, finché nel territorio di Langres in Francia riposò nel Signore.



lunedì 18 agosto 2025

Il Santo del giorno


 Oggi 19 agosto si venera:

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San Giovanni Eudes

Sacerdote


Giovanni nacque il 14 novembre 1601 da pia e modesta famiglia a Ri, un villaggio vicino ad Argentan nella Normandia. Fin da giovinetto diede prova di grande virtù e di profonda pietà, dimostrando una particolar devozione alla SS. Eucarestia ed a Maria Vergine.


Alunno dei Gesuiti nel collegio di Caen, compì brillantemente gli studi di Lettere e di Filosofia, dai Padri Gesuiti di Caen, ricevendone una solida formazione umana e spirituale. II 25 marzo 1623, entrò a far parte della Congregazione dell'Oratorio: venne ordinato sacerdote il 20 dicembre 1625; fu discepolo del cardinale Pierre de Bérulle e iniziò la sua attività pastorale dedicandosi alla cura degli appestati e alle missioni popolari. Ebbe fama di grande predicatore.


Fondò nel 1641 la Congregazione di Nostra Signora della Carità del Rifugio, un istituto religioso femminile destinato al recupero delle prostitute in cerca di redenzione: l'Ordine ottenne l'approvazione di papa Alessandro VII il 2 gennaio 1666.

Consacrato sacerdote a Parigi, incominciò subito a esercitare con zelo il suo apostolato, da essere definito dal celebre Padre Olier di San Sulpizio: « La rarità del suo secolo ».

Si dedicò quindi alle missioni e percorse la Normandia, una parte della Bretagna, la Borgogna, la Piccardia, la Sciampagna, la Brie, riportando ovunque grandissimi frutti.


Con l'approvazione del cardinale Richelieu, nel 1643 Giovanni Eudes abbandonò l'Oratorio e decise di dedicarsi alla formazione del clero secondo i dettami del Concilio di Trento: a tale scopo, il 25 marzo 1643 fondò a Caen la Congregazione di Gesù e Maria, una società di vita apostolica destinata particolarmente alla direzione dei seminari e alle missioni parrocchiali; nel 1674, la congregazione ottenne la particolare protezione di papa Clemente X.


Si fece promotore e diffusore della devozione ai Sacri cuori (in onore dei quali nel 1637 scrisse il libello "La vita e il regno di Gesù") e compose l'uff

domenica 17 agosto 2025

Il santo del giorno . Diretta santa Messa orari online Friuli


 18 AGOSTO

SANTA ELENA


Drepamim (Bitinia), III sec. – ? † 330 ca.


Di famiglia plebea, Elena venne ripudiata dal marito, il tribuno militare Costanzo Cloro, per ordine dell'imperatore Diocleziano. Quando il figlio Costantino, sconfiggendo il rivale Massenzio, divenne padrone assoluto dell'impero, Elena, il cui onore venne riabilitato, ebbe il titolo più alto cui una donna potesse aspirare, quello di «Augusta». Fu l'inizio di un'epoca nuova per il cristianesimo: l'imperatore Costantino, dopo la vittoria attribuita alla protezione di Cristo, concesse ai cristiani la libertà di culto. Un ruolo fondamentale ebbe la madre Elena: forse è stata lei a contribuire alla conversione, poco prima di morire, del figlio. Elena testimoniò un grande fervore religioso, compiendo opere di bene e costruendo le celebri basiliche sui luoghi santi. Ritrovò la tomba di Cristo scavata nella roccia e poco dopo la croce del Signore e quelle dei due ladroni. Il ritrovamento della croce, avvenuta nel 326 sotto gli occhi della pia Elena, produsse grande emozione in tutta la cristianità. A queste scoperte seguì la costruzione di molte basiliche. Morì probabilmente intorno al 330. Il suo corpo riposa in un altare laterale della Basilica dell'Ara Coeli in Roma. Una sua grande statua campeggia nella Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, in prossimità dell'altare della confessione. La Chiesa latina la ricorda il 18 agosto, data in cui è stata inserita nel Martirologio Romano ed in cui è presente la sua Messa propria nella forma extraordinaria del rito romano "per alcuni luoghi". In Oriente, invece, cattolici ed ortodossi la venerano insieme al figlio San Costantino imperatore in data 21 maggio, ed insieme sono spesso raffigurati nelle sacre icone.


Martirologio Romano: 

A Roma sulla via Labicana, santa Elena, madre dell’imperatore Costantino, che si adoperò con singolare impegno nell’assistenza ai poveri; piamente entrava in chiesa mescolandosi alle folle e in un pellegrinaggio a Gerusalemme alla ricerca dei luoghi della Natività, della Passione e della Risurrezione di Cristo onorò il presepe e la croce del Signore costruendo venerande basiliche.


🌸PREGHIERA A SANT' ELENA🌸

 

Per la premura che voi aveste nel trarre dalle rovine in cui stava nascosta la santa Croce di Gesù Cristo, e per lo strepitoso miracolo dell'immediato e perfetto risanamento di un moribondo con cui il Cielo benedisse i vostri desideri, perchè si distinguesse da tutti gli altri il legno della comune redenzione, otteneteci, o incomparabile sant'Elena, di non gloriarci mai d'altro se non che della Croce di Gesù Cristo, e di portare con santa rassegnazione la croce dei patimenti.

 

Tre Gloria

sabato 16 agosto 2025

📝accadde oggi


 Accadde Oggi

Iniziano i lavori della Torre di Pisa

giovedì 9 agosto 1173 (852 anni fa)



Approfondimenti

Torre di Pisa

Pisa

Sito Ufficiale

Ultimo restauro

Iniziano i lavori della Torre di Pisa: Iniziano i lavori per la costruzione del campanile della Cattedrale di Santa Maria Assunta, poi diventato famoso in tutto il mondo per la sua pendenza come Torre di Pisa. Il monumento nel 1987 è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco.


Ancora incerta la paternità del progetto, ma gli studi più recenti accreditano l’architetto Diotisalvi, autore della fascia inferiore del vicino Battistero di San Giovanni. Il fenomeno del cedimento del terreno portò a una prima interruzione dei lavori a metà del terzo piano. L’opera fu ripresa nel 1275 sotto la supervisione di Giovanni di Simone e Giovanni Pisano, con l’aggiunta di altri 3 piani realizzati con una linea curva per controbilanciare la pendenza.


La torre fu ultimata verso il 1372 con la realizzazione della cella campanaria. Studi effettuati nel XIX secolo, accertarono la presenza nel sottosuolo di una notevole quantità di acqua che rendeva l’argilla molle e causava il lento cedimento del terreno. Negli anni la pendenza è aumentata ma in alcuni momenti si è anche ridotta, attestandosi su una media di un millimetro all'anno.


L'ultima grande opera di consolidamento e restauro è avvenuta tra il 1990 e il 2011, portando l’inclinazione sotto i 4 metri. Tali lavori garantiranno la tenuta di questo livello per i prossimi tre secoli.

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SAN ROCCO pellegrino francescano                      

Rocco nacque a Montpellier nel XIV secolo da buona famiglia. Rimasto orfano, distribuì i suoi averi ai poveri, indossò l’abito del pellegrino e partì per Roma. La preghiera e la carità furono la sua forza, Gesù Cristo la gioia per compagna. In quegli anni, la peste devastava intere città e Rocco, ovunque si fermasse, prestava assistenza: tracciava il segno di croce sui malati risanandoli e invocava la Trinità per la guarigione degli appestati. Divenne lo strumento di Dio per operare miracolose guarigioni. Quando fu contagiato, si fermò sulla riva del Po, lontano da tutti, per evitare di contagiare. Qui fu trovato da un cane che lo salvò dalla morte per fame portandogli ogni giorno un tozzo di pane, finché il ricco padrone, un certo Gottardo, lo seguì scoprendo il rifugio del santo. Questi curò Rocco ricevendo in cambio il dono più grande: la fede e la carità. Guarito, Rocco riprese la via di casa, esercitando di continuo la carità verso i bisognosi. La fama del pellegrino che portava la carità e la misericordia di Dio si era sparsa, ma a Voghera, poiché la malattia aveva modificato il suo aspetto, venne scambiato per una spia e arrestato. Gli anni di prigione furono una dura prova e solo in punto di morte fu riconosciuto come il pellegrino di Montpellier, amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri. San Rocco fu il pellegrino per eccellenza con il suo abbigliamento tipico: cappello largo per riparare dalla pioggia e dal sole, mantello a mezza gamba, il bordone, cioè il lungo bastone con appesa la zucca per l’acqua, il rosario attaccato alla cintola e al collo una conchiglia marina, utile per prendere l’acqua da bere.www.materdeifriulitv.com

SAN ROCCO pellegrino francescano                      

Rocco nacque a Montpellier nel XIV secolo da buona famiglia. Rimasto orfano, distribuì i suoi averi ai poveri, indossò l’abito del pellegrino e partì per Roma. La preghiera e la carità furono la sua forza, Gesù Cristo la gioia per compagna. In quegli anni, la peste devastava intere città e Rocco, ovunque si fermasse, prestava assistenza: tracciava il segno di croce sui malati risanandoli e invocava la Trinità per la guarigione degli appestati. Divenne lo strumento di Dio per operare miracolose guarigioni. Quando fu contagiato, si fermò sulla riva del Po, lontano da tutti, per evitare di contagiare. Qui fu trovato da un cane che lo salvò dalla morte per fame portandogli ogni giorno un tozzo di pane, finché il ricco padrone, un certo Gottardo, lo seguì scoprendo il rifugio del santo. Questi curò Rocco ricevendo in cambio il dono più grande: la fede e la carità. Guarito, Rocco riprese la via di casa, esercitando di continuo la carità verso i bisognosi. La fama del pellegrino che portava la carità e la misericordia di Dio si era sparsa, ma a Voghera, poiché la malattia aveva modificato il suo aspetto, venne scambiato per una spia e arrestato. Gli anni di prigione furono una dura prova e solo in punto di morte fu riconosciuto come il pellegrino di Montpellier, amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri. San Rocco fu il pellegrino per eccellenza con il suo abbigliamento tipico: cappello largo per riparare dalla pioggia e dal sole, mantello a mezza gamba, il bordone, cioè il lungo bastone con appesa la zucca per l’acqua, il rosario attaccato alla cintola e al collo una conchiglia marina, utile per prendere l’acqua da bere.


giovedì 14 agosto 2025

Solennità di oggi


 Santo del giorno

Assunzione della Beata Vergine Maria

15 agosto 


Già nei primi secoli si era affermata la credenza universale di questo evento: infatti, i cristiani delle origini non tardarono a porsi una questione fondamentale: dove si trova ora la Madre di Gesù, dal momento che la sua tomba (che secondo un’antica tradizione si trova a Gerusalemme nella chiesa del Getsemani, fatta costruire dall’imperatrice Eudossia) è vuota come quella di Cristo? La festa della “Dormizione” di Maria si celebrava già anche a Roma nel secolo VII insieme alle altre solennità mariane (Purificazione, Annunciazione e Natività); un secolo dopo ricevette il titolo di “Assunzione della Beata Vergine Maria” nel sacramentario Gregoriano («Ha subito la morte ma non è stata soggetta ai suoi legami») ed era solennizzata da una processione notturna che si snodava, da sant’Adriano al Foro, fino a Santa Maria Maggiore. Nel 1946 Pio XII, dopo la risposta affermativa di tutto l’episcopato cattolico da lui consultato al riguardo, autenticò il “sensus fidelium” con la definizione dogmatica dell’Assunzione il 1° novembre 1950 con la costituzione apostolica Munificentissimus Deus. Il dogma proclama la glorificazione corporale anticipata della Vergine Madre di Dio e professa che ella, dopo la sua vita terrena, è in quello stato di perfezione in cui i giusti si troveranno dopo la resurrezione finale. La definizione fu data, anziché il 15 agosto, il 1° novembre, solennità di tutti i santi, per sottolineare l’unione tra la Vergine e i Santi, chiamati a raggiungerla nella sua glorificazione con Cristo risorto. Maria assunta al cielo è – affermano i padri del Concilio Vaticano II - «l’immagine escatologica» e la «primizia» della Chiesa che in lei «contempla con gioia, come in una immagine purissima, ciò che essa desidera e spera di essere nella sua interezza», e in lei trova un «segno di sicura speranza e consolazione». Il dogma dell’Assunzione completa così quelli della divina maternità di Maria (Theotokos) nel Concilio di Efeso nel 431, e della sua Immacolata Concezione, fatta da Pio IX l’8 dicembre 1854.

Santuario di Porzús Orari celebrazioni agosto settembre 2025 Diretta su MATER DEI CRISTIAN TV Friuli

Programma celebrazioni santuario di Porzús Madone de Sesule dal 15 agosto al 7 settembre 2025 

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14 agosto Santo del giorno


 San Massimiliano Maria (Raimondo) Kolbe, sacerdote

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Memoria


Dal Martirologio


Memoria di san Massimiliano Maria (Raimondo) Kolbe, sacerdote dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire, che, fondatore della Milizia di Maria Immacolata, fu deportato in diversi luoghi di prigionia e, giunto infine nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia, si consegnò ai carnefici al posto di un compagno di prigionia, offrendo il suo ministero come olocausto di carità e modello di fedeltà a Dio e agli uomini.

martedì 12 agosto 2025

Il santo del giorno in13 -08;Diretta anche le preghiere e funzioni del mattino


 

Santo del giorno

San Giovanni Berchmans

13 agosto 


Figlio di un conciatore di pelli, Giovanni nacque a Diest, nelle Fiandre, il 12 marzo 1599. Ammalatasi gravemente la madre quando lui aveva solo dieci anni, voleva diventare prete, ma la situazione economica della famiglia non glielo permetteva, poi con l’aiuto di alcuni parenti trovò il modo di lavorare e di studiare. Nel 1615 i Gesuiti avevano aperto un collegio a Malines e il giovane vi continuò gli studi; dopo aver letto la vita di Luigi Gonzaga, che nel 1695 era già stato beatificato, capì che Dio lo chiamava nella Compagnia di Gesù. E qui dovette superare la dura resistenza del padre, che sognava per lui una ricca prebenda; ma vi riuscì in maniera così convincente che il genitore, dopo la morte della moglie, abbracciò anch’egli lo stato ecclesiastico diventando sacerdote. I progressi spirituali di Giovanni furono così rapidi e sicuri che i superiori gli concessero, dopo un solo anno di noviziato, di emettere i tre voti perpetui detti “di devozione”, e lo nominarono prefetto dei novizi. Mandato a Roma per completare la sua formazione con gli studi filosofici al Collegio Romano, si distinse per intelligenza e profondità di conoscenze. Purtroppo, il rigido tenore di vita da lui seguito e forse il clima a lui poco confacente gli provocarono violenti febbri, accompagnate da catarro intestinale e da infiammazione polmonare, che lo stroncarono in pochi giorni provocandone la morte il 13 agosto 1621 a soli 22 anni. Giovanni, che sperimentò misticamente la presenza divina, aveva saputo unire alla profonda pietà e ad un’ardente devozione verso l’Eucaristia e la Vergine, un sano realismo spirituale, fedele ai suoi motti preferiti: Age quod agis e Maximi facere minima: fai bene quello che stai facendo e rendi il massimo facendo le minime cose. Il suo perenne sorriso gli procurò il soprannome di “frate Ilario”. Fu canonizzato da Leone XIII nel 1888. Insieme a san Luigi Gonzaga, è venerato come patrono della gioventù studentesca.

lunedì 11 agosto 2025

Santi e Beati Frate indovino con MATER DEI CRISTIAN Friuli TV messa in diretta Friuli

SANTA GIOVANNA FRANCESCA DE CHANTAL religiosa         

Giovanna nacque a Digione nel 1572 e, a vent’anni, sposò Cristoforo barone di Chantal. Ella era dolce, serena, affabile, amata dai suoi familiari. Si dedicava volentieri ai poveri, donando se stessa e servendoli. Il suo fu un matrimonio felice, ma dopo soli otto anni, perse il marito, morto in un incidente di caccia. Giovanna crollò nella disperazione e solo la cura dei figli e la sua fede forte e coraggiosa le furono d’aiuto per reagire. Per la vedova, fu importante l’incontro, qualche anno dopo, con il vescovo di Ginevra, Francesco di Sales, che divenne suo direttore e guida spirituale. Da quel momento, iniziò il suo cammino, aiutata dal vescovo con cui stabilì un’unione fraterna, spirituale e, allo stesso tempo, ispiratrice e di collaborazione. Nel frattempo, Giovanna sentiva sempre di più lo slancio interiore di ritirarsi dal mondo e di vivere per Dio. Infatti, lasciò tutte le sue ricchezze ai figli e partì per Annecy, dove realizzò il progetto del suo direttore spirituale: una nuova fondazione intitolata alla Visitazione con la missione di assistere i malati. Fu la prima suora della Visitazione, prese il nome di suor Francesca, ma presto altre giovani aderirono al progetto di carità ispirato dal grande san Francesco di Sales. Esse sono, oggi, conosciute come le suore Visitandine.




 

domenica 10 agosto 2025

Santi e Beati 11 agosto Santa Chiara di Assisi


 🕯 ✨IL SANTO DEL GIORNO 🕯 ✨

SANTA CHIARA

11 Agosto


Nacque Chiara nell'anno 1194 da nobili e ricchi genitori in Assisi, e fin da giovanetta dimostrò una grande pietà e devozione. In quegli anni la fama del suo concittadino Francesco cominciava ad allargarsi, e Chiara, decisa di consacrarsi al suo Signore, si presentò a lui per comunicargli il suo ardente desiderio di ritirarsi dal mondo. Francesco riconobbe in questa piissima giovane la chiamata di Dio e perciò la confermò nel suo proposito di consacrare a Gesù Cristo la sua verginità.


Venuto il giorno stabilito, Chiara fuggì dalla casa paterna e si portò alla chiesa di S. Damiano ove Francesco, assistito dai suoi monaci, le tagliò i capelli e la rivestì del ruvido saio di penitenza di cui egli era già ricoperto.


I suoi parenti, oltremodo irritati per questa sua risoluzione, tentarono in vari modi, anche colla violenza, di sottrarla al sacro ritiro, ma Chiara, colla grazia del Signore, superò ogni ostacolo.


Poco dopo si unirono a lei numerose vergini, e perfino sua sorella Agnese: tutte si esercitavano nell'orazione e nelle mortificazioni quotidiane della vita comune, di cui Chiara dava un sì chiaro esempio. Dormiva sulla nuda terra, qualche volta tormentandosi ancora nelle brevi ore di riposo con sarmenti o con duro legno che usava per guanciale. Portava sempre ai fianchi un aspro cilicio, digiunava tre volte alla settimana a pane e acqua.


Devotissima del SS. Sacramento, passava lunghe ore innanzi all'altare, assorta in profonda meditazione. E Gesù la ricompensò di questo suo affetto anche col dono dei miracoli. Infatti, avendo una volta i Saraceni tentato di invadere il suo monastero, Chiara, animata da fiducia nel Signore, quantunque inferma, prese tra le mani l'ostensorio e fattasi portare alla finestra minacciata del monastero tracciò sugli infedeli un gran segno di croce dicendo: «Ecco, o mio Signore, vuoi tu forse consegnare nelle mani dei pagani le inermi tue serve, che ho allevato per il tuo amore? Proteggi, ti prego, Signore, queste tue serve, che io ora, da me sola, non posso salvare». Subito una voce, come di bimbo, risuonò alle sue orecchie dal Tabernacolo: "Io vi custodirò sempre!". La vergine, con il volto bagnato di lacrime, rassicurò le sorelle: "Vi do garanzia, figlie, che nulla soffrirete di male; soltanto abbiate fede in Cristo!". Una luce vivissima investì gli assalitori accecandoli, mentre una forza arcana rovesciava le scale e precipitava a terra i predoni.


S. Chiara era pure devota della passione di Gesù Cristo, che meditava versando copiosissime lacrime. Da questa devozione attinse tanto amore alla santa povertà che ricusò perfino le proposte fattele dal Papa Gregorio IX di una povertà più mitigata, ed ottenne per sé e per le sue suore quello che chiamò «il privilegio della povertà».


Negli ultimi anni di sua vita, Chiara fu molestata da continue infermità e patimenti corporali, ma colla sua preghiera fervente ottenne dal Celeste Sposo una pazienza invitta, e fra i suoi dolori si dimostrò sempre contenta e serena.


Prima di morire fece testamento: non per lasciare beni temporali, ma bensì per lasciare alle figliuole del suo cuore la santa povertà come loro divisa, come loro difesa e come loro gloria, e a 60 anni di età, piena di meriti, nell'anno 1253 rese la sua bell'anima a Dio.


PRATICA. Mettiamo tutta la nostra confidenza in Gesù Eucaristico e saremo liberati da ogni male, specie dal peccato.


PREGHIERA. Esaudiscici, o Dio nostro Salvatore, affinché, come ci allietiamo della festa della tua beata vergine Chiara, così veniamo ammaestrati nella devozione.


MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di santa Chiara, vergine, che, primo virgulto delle Povere Signore dell’Ordine dei Minori, seguì san Francesco, conducendo ad Assisi in Umbria una vita aspra, ma ricca di opere di carità e di pietà; insigne amante della povertà, da essa mai, neppure nell’estrema indigenza e infermità, permise di essere separata.



Santo del giorno. Friuli mater dei Cristian TV


 

SAN LORENZO diacono martire                      

Della vita di Lorenzo si sa pochissimo. Le antiche fonti lo indicano come arcidiacono di Papa Sisto II, cioè il primo dei sette diaconi allora al servizio della Chiesa romana. Egli assiste il Papa nella celebrazione, distribuisce l’Eucaristia e amministra le offerte fatte alla Chiesa. Ma Valeriano decreta una persecuzione. Inizialmente, questa semplicemente vieta le adunanze di cristiani, blocca gli accessi alle catacombe, esige rispetto per i riti pagani e non obbliga a rinnegare pubblicamente la fede cristiana. In seguito, Valeriano ordina la messa a morte di vescovi e preti. Così il prefetto arresta Lorenzo e gli chiede di consegnare “i tesori della Chiesa”, convinto che la Chiesa del tempo possedesse molte ricchezze accumulate. Lorenzo chiede un po’ di tempo e si affretta a distribuire ai poveri le offerte di cui è amministratore. Poi, si presenta al prefetto con tutti i malati, gli storpi e gli emarginati che aveva nutrito e sfamato con i beni elemosinati, dicendo: "Ecco, i tesori della Chiesa sono questi". Viene arrestato e martirizzato. Noto è il suo martirio sulla graticola, ma gli studi dicono che Valeriano non avesse ordinato torture. Quindi, si presume che Lorenzo sia stato decapitato come tutti i religiosi arrestati.

sabato 9 agosto 2025

La Parola del giorno offerto da Tele Mater Dei Cristian TV


 La Parola del giorno è tratta dal Vangelo secondo Matteo

Mt 25,1-13

 Offerto da www.materdeifriulitv.com

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:

«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.

A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.

Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.

Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».


Approfondisci con le parole dei Papi: 

https://www.vaticannews.va/it/vangelo-del-giorno-e-parola-del-giorno/2025/08/09.html

DIRETTA MATER DEI WEB TV

✝️🕊️🌈 Vangelo del giorno 14 ottobre

  MARTEDÌ DELLA XXVIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)✝️ La parola di Dio è viva, efficace; discerne i sentimenti e i pensieri ...