mercoledì 3 settembre 2025

Il santo del giorno


 🕯 ✨IL SANTO DEL GIORNO 🕯 ✨

SANTA ROSALIA

4 Settembre


Nacque da Sinibaldo, signore di Quisquina e discendente del re Carlo Magno. I genitori si preoccuparono di educare la fanciulla nei principi cristiani. E la piccola Rosalia corrispose alle cure dei genitori. Devotamente attendeva alle pratiche di pietà, amava teneramente la Madonna, e per la sua innocenza e bontà di cuore divenne l'idolo dei genitori.


Conoscendo il pregio della verginità, generosamente si consacrò tutta al suo sposo Gesù, mantenendosi illibata per tutta la sua vita. Crescendo negli anni e venendo a conoscere quanto perfido sia il mondo e quanto difficilmente un giglio possa conservarsi intatto tra il fango, fuggì dalla casa paterna e si ritirò in una grotta nei crepacci del monte Quisquina presso Palermo, per darsi all'unione perfetta col suo Sposo Celeste.


Solo una pastorella conosceva il luogo del rifugio di Rosalia ed ogni giorno le portava pane e latte. P difficile esporre a quali aspre penitenze e digiuni si sottopose Rosalia. Si vede ancora la grotta in cui dimorava. Vi si scende per una scala come in un sepolcro: umida, oscura. Si conserva tutt'ora la pietra su cui riposava la Santa e sul muro si vedono scolpite queste parole: a Io, Rosalia, figlia di Sinibaldo, signore di Quisquina e di Rosa, per amore del Signore mio Gesù Cristo scelsi di abitare in questa grotta».


Non vi restò però molto tempo perché avvisata dal suo Angelo che se ivi fosse restata presto sarebbe stata trovata dai suoi genitori, si diresse verso il monte Pellegrino. Sulla sommità del monte gli Angeli le indicarono una grotta che aveva un'apertura appena sufficiente per entrarvi. La luce, penetrando in essa, ne rischiarava le nere pareti; il suolo era talmente bagnato che a stento Rosalia trovò un angolo dove riposarsi senza sprofondare nel fango.


Condusse quel genere di vita per vari anni, finché lo Sposo Divino la chiamò a sé. Una viva luce in quella notte illuminò tutto il monte Pellegrino. A tale improvviso prodigio tutta Palermo si scosse, non conoscendone la ragione. Allora quell'umile pastorella che era stata a parte dei segreti della Santa, corse in città ad annunziare la sua morte. Fu trovata morta dai pellegrini il 4 settembre del 1165. Il giorno seguente si radunò tutto il popolo ed in processione salirono a prendere il prezioso corpo di S. Rosalia, trasportandolo trionfalmente nella cattedrale.


D'allora in poi il Signore si degnò di glorificare la Santa con ripetuti miracoli e il culto di lei andò sempre più crescendo nella città di Palermo e fuori, tanto che quando la Sicilia nel 1625 fu desolata dalla peste, con voce unanime quel popolo si volse a S. Rosalia, trasse le sue reliquie dalla cattedrale, le portò processionalmente per la città ed il terribile morbo parve.


PRATICA. Facciamo oggi una mortificazione per amor di Dio.


PREGHIERA. Esaudiscici o Dio, nostro Salvatore affinché come ci rallegriamo per la festa della beata vergine Rosalia, così veniamo ammaestrati nella vera devozione.


MARTIROLOGIO ROMANO. A Palermo il natale di santa Rosalia, Vergine Palermitana, discendente dal sangue regale di Carlo Magno, la quale, per amore di Cristo, fuggì il principato paterno e la reggia, e, solitaria nei monti e nelle spelonche, menò una vita celeste.



martedì 2 settembre 2025

Memoria


 San Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa



Memoria


Memoria di san Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa: dopo avere intrapreso la vita monastica, svolse l'incarico di legato apostolico a Costantinopoli; eletto poi in questo giorno alla Sede Romana, sistemò le questioni terrene e come servo dei servi si prese cura di quelle sacre. Si mostrò vero pastore nel governare la Chiesa, nel soccorrere in ogni modo i bisognosi, nel favorire la vita monastica e nel consolidare e propagare ovunque la fede, scrivendo a tal fine celebri libri di morale e di pastorale.

Morì il 12 marzo.

Santo del giorno


 🕯 ✨IL SANTO DEL GIORNO 🕯 ✨

SAN NONNOSO

2 Settembre


Esistono così poche informazioni su Nonnoso da non renderlo particolarmente interessante in se stesso, tuttavia sono degne di nota perché illustrano il metodo di S. Gregorio Magno (3 set.), sua sola fonte, oltre alla storia del culto. Nel 593, alcuni amici chiesero a Gregorio di creare un compendio delle storie dci miracoli operati dai santi italiani, e una delle persone cui chiese aiuto fu Massimiano, vescovo di Siracusa, in particolare per avere notizie su «l'abate Nonnoso» (de donino Nonnoso qui iuxta domnum Anastasium de Penturnis fuit). Massimiano riferì i particolari a Gregorio, che ammise di esserne già venuto a conoscenza, ma poi dimenticati (oblivione mandavi). Li aveva appresi da un vecchio monaco che, come Nonnoso, era vissuto nel monastero di Suppentonia vicino a Civita Castellana, sotto la guida dell'abate Anastasio, che si dichiarò suo amico.


Gregorio, che descrive Nonnoso come umile e particolarmente buono, afferma che fu priore del monastero sul Monte Soratte, sotto la direzione di un abate particolarmente severo e austero, per un certo periodo, durante il quale gli furono attribuiti tre miracoli: il primo, simile a quello di S. Gregorio Illuminatore (30 set.), fu la rimozione di una roccia così grande che neanche cinquanta coppie di buoi sarebbero riuscite a trascinare via da un terreno che il priore aveva intenzione di trasformare in giardino; il secondo, quando con le sue preghiere riuscì a mettere insieme i frammenti di una lampada di vetro che gli era caduta, evitando così i rimproveri del severo abate, miracolo simile a quello attribuito a S. Donato, vescovo martire di Arezzo.


Sembra che l'ispirazione del terzo miracolo sia tratta dal profeta Eliseo: un anno, il raccolto di olive del monastero andò perduto, e l'abate disse ai monaci di uscire dal convento e recarsi a lavorare per ottenere in cambio un po' d'olio dai contadini, ma Nonnoso, temendo che il raccoglimento dei monaci fosse di conseguenza disturbato, chiese all'abate di revocare l'ordine, di dire ai monaci di prendere le poche olive raccolte e di porre un po' dell'olio ottenuto dalla spremitura in ogni recipiente disponibile, poi trascorse la notte pregando. Il mattino seguente i contenitori erano pieni.


Gregorio non riferisce la data della morte di Nonnoso, dice solo che fu sepolto sul Monte Soratte; quando la zona fu devastata dai saraceni alla fine del D( secolo, i resti furono portati a Suppentonia, poi, a metà dell'xi secolo, a Frisinga, dove furono riscoperti nel 1161, durante alcuni restauri, e seppelliti nuovamente nella cripta della cattedrale.


Molto più tardi, nel 1708, quando nessuno era in grado di ricordare dove fossero, furono ritrovati, e questa volta collocati in un bel sepolcro nella cripta della cattedrale, durante una festa in onore del santo che durò una settimana. Non si conosce la data del successivo trasferimento del cranio a Bamberga, dove è ancora oggetto di devozione. S. Nonnoso è venerato da coloro che soffrono di malattie renali, che per secoli hanno compiuto la cosiddetta reptatio per cryptam o Durchschiipfsbrauch, uno strano piccolo rituale che consiste nel camminare carponi per tre volte attorno al sepolcro, implorando l'aiuto del santo.


Il nome di Nonnoso non compare in nessuno dei martirologi antichi, ed è citato per la prima volta in una raccolta di leggende austriache del XTT secolo. Il culto, che sembra essere stato esteso in Baviera, rifiorì grazie all'impegno di un monaco cistercense chiamato Andrea di San Bonaventura tra il 1655 e il 1658, sul Monte Soratte, dove nel 1661 furono riportate parte delle reliquie.


MARTIROLOGIO ROMANO. Sul monte Soratte sulla via Flaminia nel Lazio, san Nonnoso, abate.


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